Gisella Fassini, arrivata nella Bassa per amore, oggi alla guida di Acetaia “Le Aperte”, con il marito Antonio Mantovani e i figli Alessio, Romina e Giulia
SAN FELICE - L'aceto balsamico di Modena è un condimento molto diffuso e amato in tutto il mondo.
Le aziende che producono l’oro nero, hanno sempre una storia che si tramanda da una generazione all’altra.
L'azienda agricola "Le Aperte", situata nel cuore della Bassa modenese, a San Felice, pur essendo di proprietà della famiglia Mantovani dai primi anni del secolo scorso, ha sviluppato il progetto dell'acetaia solo una ventina di anni fa.
Gisella 53 anni, è titolare dell’azienda dove danno una mano il marito Antonio e i figli Alessio, Romina e Giulia, rispettivamente di 24, 21 e 19 anni.
“Ad avere avuto per primo la passione per l’aceto balsamico è stato papà che portava nel granaio le botti con il mosto – spiega Alessio -. Grazie ai consigli di amici e contadini del posto che gli hanno insegnato i segreti, che da secoli trasformano l’uva delle campagne modenesi in aceto balsamico, più di 20 anni fa ha iniziato a cuocere il mosto per produrre l’oro nero. Poi, sono arrivate le prime vendite e non ci siamo più fermati. All’acetaia storica se ne è affiancata un’altra. Produciamo aceto Igp e Dop che vendiamo soprattutto in Italia, ma non mancano alcuni clienti all’estero in paesi quali Francia, Canada e Giappone. Una caratteristica del nostro prodotto è che nasce ed esce confezionato dall’azienda, ovvero abbiamo i vitigni, vendemmiamo l’uva e ci occupiamo di tutti i passaggi che portano alla produzione dell’aceto, al confezionamento e alla commercializzazione. Quindi, produciamo l’aceto utilizzando solo mosto prodotto dalle uve dell'azienda. Come prodotti, oltre all’aceto, vendiamo anche il mosto cotto”.
Oltre a produrre aceto solo con mosto prodotto dalle uve coltivate nei propri terreni, la famiglia Mantovani ha un’altra particolarità: alla guida dell’azienda c’è Gisella che non è modenese, ma piemontese della provincia di Cuneo che, prima di arrivare a San Felice e diventare imprenditrice agricola e produrre l’oro nero, faceva tutt’altro.
“Dopo aver frequentato la scuola alberghiera – ricorda Gisella – ho lavorato come commessa in ambito alimentare. Ho conosciuto Antonio tramite amici di San Felice. Nel ‘98 ci siamo sposati e io sono venuta a vivere qui e mi sono trovata benissimo. Quella di mio marito era una famiglia unita, con valori importanti e l’amore per la terra che abbiamo trasmesso anche ai nostri figli.
Nella famiglia Mantovani, ognuno ha il proprio ruolo in azienda.
Antonio, che lavora nell’ambito dei consorzi agrari, si occupa della campagna dove viene coltivata la vite, Gisella dell’imbottigliamento dell’aceto, dell’etichettatura e del confezionamento.
“E’ un lavoro che richiede pazienza e precisione – spiega – però è una grande soddisfazione vedere il prodotto finito e l’apprezzamento dei clienti”.
I figli sono ancora concentrati prevalentemente sullo studio, ma quando serve danno una mano, come nel caso dell’arrivo delle scolaresche per visitare l’acetaia, per l’organizzazione di visite guidate o per la partecipazione a fiere in Italia e all’estero.
Alessio, il figlio maggiore, dopo aver frequentato la scuola di Agraria, a luglio si laurea in Scienze e tecnologie della comunicazione.
“Attualmente mi occupo della manutenzione delle botti e della vendemmia – spiega -, però mi piacerebbe espandere il mercato dei nostri clienti”.
Romina e Giulia stanno studiando Lingue. Romina, che parla inglese, spagnolo e un po’ di tedesco, segue i clienti dell’America, mentre Giulia pensa soprattutto alla scuola, ma quando può dà una mano nelle fiere.
Nella storia “recente” dell’acetaia, sono diversi gli eventi che la famiglia Mantovani ricorda. Tra questi, il terremoto del 2012.
“In realtà – ricorda Gisella – non abbiamo avuto danni all’azienda, solo la perdita di un po’ di aceto da alcune botti. Certo, ci siamo trovati ad imbottigliare l’aceto con le scosse. Tanti clienti saputo del terremoto, ci chiamavano per sapere come stavamo. Con il Covid, invece, vivere in campagna è stata una grande fortuna. Anche in questo caso, abbiamo dovuto rimboccarci le maniche perché in quel periodo abbiamo dovuto piantare da soli un nuovo vigneto. Abbiamo perso anche dei clienti. Insieme, però, abbiamo superato anche questi momenti impegnativi”.
Nonostante qualche difficoltà, non sono mancate le soddisfazioni, frutto di lavoro e impegno.
“Proprio nel 2012 – ricorda Gisella – l’immagine della nostra acetaia è finita sulla copertina delle Pagine Gialle. Anche il programma Sereno Variabile è venuto a realizzare un servizio. Poi, l’anno scorso, durante il Cinevalley che si è tenuto a San Felice, abbiamo regalato una confezione del nostro aceto ad Ornella Muti e alla figlia Naike ospiti della manifestazione”.
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