Platis e Neri (Fi): “La Fondazione di Mirandola sospenda i consiglieri che hanno comprato le azioni Cpl infrangendo la legge”
Nuova bufera sulla Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola a pochi giorni dalla prima udienza sulla maxi truffa dei diamanti da oltre 7 milioni di euro.
Ad intervenire sono il consigliere provinciale Antonio Platis e il capogruppo in unione Mauro Neri, unica forza politica ad essersi esposta fin dalle prime battute di questa terribile vicenda che ha visto dilapidare il patrimonio dei cittadini della bassa.
“Abbiamo sempre sospettato che i Sindaci, all’epoca dei fatti in quota PD, influissero sulle scelte del CDA della Fondazione, ma, oggi, a dirlo è un componente del Consiglio di Indirizzo. Durante le indagine delle Fiamme Gialle è emerso chiaramente che il presidente Belluzzi e gli organi della FCRM hanno intrapreso una rischiosa e dubbia operazione in favore della corazzata cooperativa CPL Concordia.”
“È bene ricordare che mai e poi mai il patrimonio di questo territorio doveva essere ‘giocato’ in una rischiosa operazione per aiutare la coop rossa in cattive acque in quegli anni, ma, come recita la norma e le indicazioni dell’Autorità di Vigilanza, i criteri sono stati palesemente infranti dal Cda. Perché? Ci sono state pressioni politiche? Nessuno si è accorto di quello che accadeva?
Da un punto di vista sostanziale è palese che ci siano stati gravi errori, ma formalmente – si interrogano Platis e Neri – la posizione degli organi della FCRM è tutt’ora corretta? Il comma 4 dell’art. 15 dello Statuto della Fondazione parla chiaro: <<i componenti non rappresentano, né rispondono ai soggetti che li hanno designati. Ciò determina l’esclusione di ogni potere di indirizzo e di revoca da parte degli Enti/Organismi designanti.>>
È evidente – attacca Forza Italia – che o ci sono state ingerenze da parte dei sindaci PD o il cda ha violato di sua iniziativa le norme per l'operazione Cpl. Sta di fatto che la Fondazione deve avere gli ‘anticorpi’ per sospendere tutti gli attuali membri che erano in carica anche all’epoca dei fatti. Questo è il minimo per riportare trasparenza e serenità nella comunità locale che, in tutti gli anni in cui lo storico presidente Edmondo Trionfini era alla guida, ha guardato alla Fondazione con orgoglio e con la consapevolezza dell’importante ritorno sociale sul territorio che garantiva.”
I nuovi e gravissimi elementi portati alla luce in questi giorni non possono essere taciuti. Il “bon ton” vorrebbe che la Fondazione intervenisse d’ufficio e che i consiglieri rassegnassero le dimissioni, ma visto che l’Italia è un paese strano, sarà nostra cura depositare formale istanza affinchè lo Statuto sia effettivamente applicato ed il Dipartimento del Tesoro del MEF venga messo a conoscenze delle mosse e delle scelte fatte”.
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