Dissesto idrogeologico e lotta all’emergenza climatica, Europa Verde chiede stop al taglio sistematico di alberi
Silvia Zamboni, Capogruppo Europa Verde nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna: Contro la pratica diffusa in regione del taglio massiccio di decide di migliaia di alberi sugli argini dei fiumi chiediamo alla giunta regionale di adottare misure per la tutela dei boschi ripariali e spontanei. Lungo il Savena sono stati eliminati 50 mila alberi, e interventi simili ci sono stati su Senio (RA), Lamone (RA), Reno (BO), Secchia (MO), Tiepido (MO), Enza (RE e PR), Parma (PR), Baganza (PR). È importante piantare nuovi alberi, come ha chiesto Europa Verde, ma sono le piante di più di 20 anni a sequestrare i maggiori quantitativi di CO2. E sugli argini dei corsi d’acqua contribuiscono a contrastare il dissesto idrogeologico.
Il Gruppo Europa Verde dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha depositato oggi un’interrogazione per chiedere alla Giunta regionale se sia mai stata realizzata una mappatura cartografica dei boschi spontanei; se nel taglio dei boschi ripariali cresciuti lungo gli argini dei fiumi siano rispettate le norme a loro tutela, e se siano stati monitorati gli effetti post-taglio delle alberature in termini, ad esempio, di aumentata erosione delle sponde; se la giunta intenda prevedere incentivi per la massima tutela degli alberi cresciuti spontaneamente e di quelli di maggiore età in grado per questo di assicurare un maggior grado di fissazione della CO2.
L’interrogazione della capogruppo di Europa Verde Silvia Zamboni origina da un dossier redatto dal WWF di Bologna, “Stato di fatto dopo 5 anni dall’intervento di eliminazione della vegetazione spondale per 12 Km lungo il torrente Savena (Pianoro, BO)”, riguardante il taglio di alberi e la completa eliminazione di boschi nel territorio della provincia di Bologna. Quello lungo il fiume Savena è stato l’intervento di taglio di foresta ripariale più imponente negli ultimi anni: si sono persi circa 50 mila alberi di alto fusto lungo 12 chilometri del corso del fiume, per una superficie interessata di 50 ettari. Interventi simili sono abitualmente praticati anche lungo molti altri corsi d’acqua della regione, tra questi Senio (RA), Lamone (RA), Reno (BO), Secchia (MO), Tiepido (MO), Enza (RE e PR), Parma (PR), Baganza (PR). Il WWF stima che solo con la pratica della cosiddetta “pulizia” delle sponde dei corsi d’acqua vengano eliminati, in Emilia-Romagna, non meno di 100.000 alberi di alto fusto ogni anno, senza effettivi benefici ambientali per le comunità e i territori. La “pulizia” delle sponde dei fiumi non è il solo motivo della perdita di aree boschive. Interventi discutibili di taglio di alberi avvengono anche in collina e montagna e nelle città. A Bologna, in particolare, sono a rischio l’area boscata dei Prati di Caprara (oltre 40 ha), l’area del Lazzaretto (circa 10 ha), mentre nell’area ex Enea a Casalecchio di Reno (BO) anni fa sono stati abbattuti 5 ha di bosco.
“Tagliare alberi, quando non strettamente necessario per motivi acclarati di sicurezza, è controproducente sotto ogni punto di vista. La massima efficienza nell’assorbimento di CO2 avviene da parte di alberi con più di 20 anni, inoltre conferire in discarica o negli impianti a biomasse i fusti tagliati equivale a reimmettere in atmosfera tutta la CO2 sequestrata negli anni – dichiara Silvia Zamboni, Capogruppo di Europa Verde e Vice Presidente dell’Assemblea legislativa –. Gli interventi di taglio delle aree boschive ripariali, inoltre, non generano mai i benefici attesi, come dimostra il caso del Savena. I boschi cresciuti lungo gli argini dei corsi d’acqua e sulle sponde dei laghi sono infatti uno strumento naturale di contrasto al dissesto idrogeologico in quanto combattono l’erosione degli argini, riducono la velocità dell’acqua e il trasporto di materiale solido in caso di alluvioni. La Giunta dell’Emilia-Romagna, facendo propria una proposta di Europa Verde, è impegnata nella piantumazione di 4,5 milioni di nuovi alberi. A fianco di questa importante azione è necessario però assicurare la massima tutela delle aree boschive esistenti – in particolare di quelle cresciute spontaneamente che sono più resilienti - anche per i maggiori effetti di mitigazione climatica che producono le piante ad alto fusto. Per queste ragioni chiediamo alla giunta regionale se queste aree siano state censite e cartografate, se sia monitorata l’efficacia o meno degli interventi di taglio e se siano previsti incentivi sia per la conservazione delle vecchie alberature urbane che garantiscono i migliori servizi ecosistemici, sia a sostegno della conservazione delle aree boscate spontanee o che stanno evolvendo verso il bosco in pianura”.
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