Appunti di gusto, tutto quello che c’è da sapere della piadina
Si dice che “niente unisce i romagnoli più della Piadina e niente li divide più della sua ricetta”. La vera piadina romagnola, beh, è quella con lo strutto.
Percorrendo la via Emilia, da Rimini fino a Imola, la dimensione e lo spessore di questo disco bianco possono aumentare e gli ingredienti possono cambiare ma mangerete sempre Piadina Romagnola.
Per essere ancora più precisi, nel riminese la piadina è più sottile e più grande, più morbida verso Cervia, più croccante a Forlì-Cesena. Più saporita con l’aggiunta di solo strutto nel ravennate e più spessa nell’imolese, fatta con l’aggiunta di latte.
Per tutelarne la tradizione e l’identità nel 2014 la Piadina romagnola è stata registrata nella lista dei prodotti ad Indicazione Geografica Protetta (IGP). Un anno dopo, per contrastarne qualsiasi imitazione, una sentenza del Consiglio di Stato ha deciso che potrà essere prodotta solo in Romagna, terra che l’ha vista nascere.
La piadina era popolarissima in epoca Medievale anche perché permetteva di sfuggire alla rigida tassazione che subiva il grano e quindi il pane, da parte dei proprietari terrieri.
I primi a cucinarne una versione essenziale sono stati gli Etruschi, ma alcuni prodotti molto simili venivano già realizzati al tempo degli Antichi Romani.
Tra i primi a citarla c’è Virgilio nel VII libro dell’Eneide che la descrive come un ‘disco sottile abbrustolito’, poi Giovanni Pascoli, nato nel 1855 a San Mauro di Romagna e illustre esponente della letteratura italiana, che scrisse un poemetto intitolato ‘La Piada’ di cui vi regalo questo estratto:
“Ma tu, Maria, con le tue mani blande domi la pasta e poi l’allarghi e spiani;
ed ecco è liscia come un foglio, e grande come la luna; e sulle aperte mani
tu me l’arrechi, e me l’adagi molle sul testo caldo, e quindi t’allontani.
Io, la giro, e le attizzo con le molle il fuoco sotto, fin che stride invasa dal calor mite, e si rigonfia in bolle:
e l’odore del pane empie la casa”
Identificata come “cibo povero ma cibo da re” è il simbolo incontrastato dello street food e delle vacanze al mare in Riviera già dagli anni ’50 quando la Romagna divenne meta turistica per tanti italiani e per molti stranieri, da qualche mese vanta anche un museo a tema. Si tratta di un percorso multimediale attraverso il quale sarà possibile conoscerne la storia e su prenotazione si potrà impastarla e tirarla con un gruppo di venti “azdore” romagnole. Lo trovi a San Giovanni in Marignano, in provincia di Rimini!


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