Morì a 8 anni, ora la sua tomba sarà esumata. La madre: “E’ come se morisse una seconda volta”
Il dolore di perdere un figlio si può solo immaginare. E' devastante, rovinoso, irreversibile. Superarlo è difficile, tante mamme e tanti papà anche se sembrano sopravvivere in realtà muoiono il giorno stesso dei loro figli.
Un dolore così può però, purtroppo, essere rinfocolato, farsi più profondo. E' quello che sta accadendo a una mamma di Camposanto, la signora Beata.
Lei ha perso suo figlio Dawid 17 anni fa, quando il piccolo aveva appena 8 anni: se l'è portato via una brutta malattia. Da allora ogni giorno Beata lo va a piangere sulla tomba, nel piccolo cimitero di Camposanto dove Dawid ha la sua tomba.
Beata ci va ogni giorno al cimitero, e ogni giorno compie il pietoso rituale che la fa sentire, per quanto possibile, vicina a Dawid. La sua tomba la pulisce, la mette in ordine, sistema i fiori, porta qualche regalino al suo bambino: come se fosse la sua cameretta.
Ma come un uragano sulla questa misera quotidianità due settimane fa è arrivata una lettera del Comune con una parola difficile dal significato terribile: esumazione. Entro un mese - recitava la missiva - bisogna togliere Dawid dal suo sepolcro. Sono scaduti i termini di legge.
Per Beata è stato uno shock. "E' come se mio figlio fosse morto una seconda volta", racconta.
Dal Comune le hanno fatto sapere anche che era arrivata una richiesta dal padre naturale di Dawid di spostare le spoglie del bambino in un'atra città, al Sud, lontanissimo. Un'altra doccia fredda.
Per l'esumazione il termine dato dal Comune è perentorio: Dawid da lì se ne deve andare il 12 ottobre. Le ruspe arriveranno alle ore 10. Poi il bambino sarà spostato. Dove? Ancora non si sa.
Da quando ha ricevuto la lettera Beata non fa che piangere e camminare avanti e indietro, non trova pace. Non vede una soluzione realizzabile. Vorrebbe portare Dawid a casa, in un'urna, ma questo non è possibile.
L'ipotesi del Comune è che le spoglie del bambino vengano messe in una celletta. Ma l'idea che il suo bambino finisca in una celletta, in alto, lontano da terra, la fa impazzire: "Noi siamo cattolici, Polvere eri e polvere ritornerai, bisogna stare a terra. Mi propongono una celletta, ma non sono pronta per un cambiamento, qui sulla sua tomba ci metto angioletti, pensierini, non ci sarà più lo spazio per farlo". E soprattutto: "Ora la sua tomba è vicino al cancello, e quando il cimitero chiude in inverno alle 17 e io non riesco a entrare perché fino a quell'ora lavoro, almeno mi avvicino al cancello e lo vedo e lo saluto. Quando sarà nella celletta Dawid non lo potrò vedere più".
Il trasferimento al sud per ora è stato bloccato, qui nella Bassa oltre alla madre ci sono anche i fratelli di Dawid, il piccolo deve restare qui. L'alternativa, in attesa di una decisione della madre, però, è che il bambino finisca in un deposito. "In un deposito, come se fosse una macchina!", si dispera la donna.
"Ho bisogno di tempo per affrontare questa cosa, non ce la faccio", si tormenta Beata, sola e disperata nella lotta contro la burocrazia.
- Mirandola, Antonella Canossa respinge le polemiche della Lega
- Rubano formaggi e salumi per un valore di oltre mille euro, arrestati dai Carabinieri
- Sisma, Bargi (Lega): "La Regione apre alla proroga dei termini per la ricostruzione"
- Trasporto pubblico, controlli in 49 fermate a Carpi e nei comuni limitrofi: verifiche su 141 persone
- Massa Finalese, l'associazione IdeAttiva chiude i battenti
- Calcio: ok Ravarino, Pol. Nonantola e Concordia, pari Solierese. Ko Vis San Prospero e Novese
- "Lunapac", a Novi una nuova serata speciale "tra le stelle"