Finale Emilia, l’Osservatorio: “Pazzesco collocare discariche di rifiuti speciali in un catino interfluviale”
FINALE EMILIA - Attraverso una nota stampa, l'osservatorio civico "Ora tocca a noi" interviene in merito all'alluvione che ha colpito il territorio della Romagna:
"Il tema è più attuale che mai e solo il cielo sa se siamo stati graziati o se ha tenuto il sistema di regolazione dei canali e delle chiuse che sono state predisposte, a tutela di questo territorio fragile e vocato, per definizione, a grandi alluvioni. Già scenario di esondazioni e di rotture di argini storiche, i Finalesi hanno ben vivo nella memoria l'alluvione del 1982 e quelle precedenti, tramandate dai ricordi dei nonni. Finale Emilia, rispetto altri territori ha però l'inconveniente che, a finire sott'acqua, ci sarebbero anche due discariche non bonificate ed una abusiva, ma questa è un'altra storia. Il sito di ubicazione della discarica di Finale Emilia era classificato dal PAI-Variante 2016 e dal Piano di Gestione Rischio Alluvioni come zona inondabile di “ pericolosità elevata P3”rispetto al reticolo secondario di pianura. Il sito di ubicazione della nuova discarica era classificato urbanisticamente in parte come “Zona agricola-E1” ed in parte come “Zona agricola valliva ad elevata criticità idraulica-E6”; con la conseguenza che la D.G.R. n. 356/2019 aveva dovuto assumere il valore di variante allo strumento urbanistico comunale. Nella conferenza del 17/01/2019 il Comune di Finale Emilia aveva sollevato un nuovo motivato dissenso con riguardo alla “criticità idraulica, idrogeologica e sismica” del sito scelto da Feronia. A sostegno di quanto espresso era stato depositato uno Studio Ambientale, redatto nel 2017 dall’Autorità di Bacino e dall’Università di Parma “Progetto Resilience” da cui emergeva che gli “Scenari di Allagamento” conseguenti a rotte arginali della zona tra i fiumi Secchia e Panaro (dove era ubicata la discarica) attestavano rischi di allagamento con “ profondità idriche di ALMENO 3 metri” . Lo Studio attestava inoltre che: “Questa situazione si è storicamente presentata nel novembre del 1982 in cui la rottura della sx idraulica a ovest di Finale Emilia (proprio come evidenziato in simulazione) ha provocato danni ingentissimi all’ambiente facendo sprofondare nelle acque del Panaro in rotta la vecchia discarica degli anni ‘70/80 ancora presente sul sito”. Il vizio appare grave se si considera che ai sensi del D.Lgs.n. 36/2003 l e discariche non devono essere ubicate “ in aree esondabili, instabili e alluvionabili ” (Allegato 1, paragrafo 2.1, secondo) e tale divieto può essere superato solo con un “motivato provvedimento” della Regione.
Un provvedimento che localizzi una discarica in area alluvionale deve essere insomma istruito e motivato in modo ineccepibile. Dubbi, ambiguità o lacune non possono mai essere ammesse. Ma nel caso di specie, non sono stati fugati. Arriviamo a giorni nostri. Non trascurando l'alluvione del 2014, che determinò la dichiarazione dello stato di allerta per diversi giorni per i parametri idrografici di tutti i nostri corsi d'acqua e non dimenticando la rottura dell'argine del diversivo nel lato opposto della discarica nel Novembre del 2019, anche nei giorni scorsi sono emerse delle gravi criticità sul sito delle discariche finalesi. Da quel che ci riferiscono, già da tempo gli agricoltori avevano segnalato infiltrazioni nell'argine del diversivo, proprio sul versante che guarda alla discarica. In seguito ai fenomeni meteorici e alle esondazioni di fiumi e canali anche nella bassa modenese la situazione si è aggravata. L'argine destro del canale diversivo, denominato ormai canale COLABRODO dall'Osservatorio civico “ora tocca a noi” , da anni attivo sul territorio sui i temi ambientali ed in particolare sul folle progetto di una 3° discarica nel comune di Finale Emilia , ha dato prove inconfutabili di profonde infiltrazioni d'acqua, con il pericolo potenziale e reale di una rottura proprio in un tratto antistante la discarica Feronia 1. Al momento il Consorzio di Burana, che non ci risulta essersi opposto al progetto, ha effettuato diversi interventi apponendo dei teloni, ma lo stato dell'argine continua a preoccupare e in caso di cedimento si potrebbe profilare il reato ambientale derivante dal dissesto idrogeologico. La pianura padana è per definizione alluvionale ed è pazzesco collocare delle discariche di rifiuti speciali in un “catino interfluviale”, cosi viene definita nei testi di geologia la nostra zona. In più si è già in violazione di legge, poiché le discariche sarebbero chiuse, ma mai avviate al post mortem. La bonifica è prevista per legge!! Quante volte vogliamo ancora sfidare la sorte? Gli eventi climatici degli ultimi giorni ci danno ragione: una terza discarica proprio no!! E le altre due devono essere urgentemente bonificate non spostando i rifiuti da un campo all'altro, ma destinandoli al vero percorso del post mortem. Ora tocca al Sindaco attivare tutti gli enti preposti, le scuse sono finite".
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