Sepsi, 400 persone ogni anno prese in gestione da un Team di esperti dell’AOU di Modena
Sono oltre 400 pazienti all’anno in pronto soccorso e nei reparti del Policlinico di Modena presi in gestione da parte del Team Sepsi, che dal 2006 è attivo nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Oggi, mercoledì 13 settembre, ricorre la giornata mondiale nata per la sensibilizzazione e alla informazione su questa patologia che costituisce una delle malattie mortali più comuni che colpisce senza distinzione sia i Paesi ad alto reddito, sia quelli più svantaggiati e che nel mondo sviluppato cresce al ritmo del 5-13% rispetto al decennio precedente, causando più vittime di quelle del tumore al seno e all’intestino messi assieme.
La sepsi è una condizione medica pericolosa per la vita, che si verifica quando la risposta del corpo a un'infezione diventa disregolata, con sviluppo d’insufficienza d'organo o shock. Malgrado negli ultimi anni si siano fatti passi avanti nella gestione organizzativa e terapeutica, la sepsi rappresenta tuttora un grave problema sanitario globale, a causa dell’elevato tasso di mortalità (oltre il 50% nel caso di shock settico) e del notevole onere sanitario.
La sepsi è una patologia tempo-dipendente e richiede quindi una diagnosi e trattamento precoce. Per ridurre il rischio di complicanze legate alla sepsi, è necessaria un'organizzazione ospedaliera accurata per garantire diagnosi tempestive e trattamenti appropriati. Per questo motivo l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena ha implementato da oltre 15 anni, primo esempio a livello Italiano, il progetto “Sopravvivere alla Sepsi” (https://www.aou.mo.it/sepsi) che prevede formazione e percorsi diagnostico terapeutici specifici. Come parte di questo progetto, dal 2006 è attivo un Team Sepsi intraospedaliero composto da un medico della Struttura Complessa di Malattie infettive e da medici della S.C. di Malattie Infettive e della S.C. Anestesista-Rianimatore della Struttura Complessa di Anestesia e Terapia Intensiva, che coadiuva le equipe medico infermieristiche del Pronto Soccorso e degli altri reparti ospedalieri nella gestione del paziente con sepsi.
«Circa il 40% degli oltre 400 pazienti trattati annualmente – spiega il professor Massimo Girardis, direttore della Terapia Intensiva del Policlinico di Modena, tra i precursori dei progetti dedicati alla sepsi a livello nazionale e coordinatore della sezione sepsi della Società Europea di Terapia Intensiva – necessita di ricovero in Terapia Intensiva per disfunzione d’organo o shock settico. L’elevata competenza nel riconoscere e trattare precocemente e in maniera appropriata i pazienti con sepsi da parte del personale medico-infermieristico, sommata all’attività del Team Sepsi, ha portato negli anni a un aumento della sopravvivenza dei pazienti con sepsi ricoverati al Policlinico, la quale per i casi più gravi, cioè pazienti con shock settico, si attesta intorno al 60-65% rispetto a una media nazionale intorno al 40-45%».
La terapia antimicrobica, insieme alla rianimazione, è la pietra miliare del trattamento dei pazienti settici ed è altrettanto dimostrato che Il ritardo nella somministrazione di antibiotici aumenti significativamente la mortalità ospedaliera. Per questo motivo, proprio quest'anno è stato messa a punto un nuovo protocollo multidisciplinare per favorire la scelta tempestiva della terapia antibiotica appropriata dello shock settico a partire dal dipartimento di emergenza. In seguito al quale sono già attivi diversi team-work di l’implementazione. Inoltre all’inizio del 2023 è stato redatto un PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziali) in collaborazione con l’Ospedale di Sassuolo per condividere una gestione comune e appropriata della sepsi con tutti gli ospedali dalla provincia.
Una appropriata gestione delle infezioni e della sepsi richiede il coinvolgimento di tutto il personale sanitario dell’ospedale e lo sviluppo di attività multidisciplinari e multiprofessionali specifiche. Di fondamentale importanza risulta l’intercettazione precoce dei pazienti con sepsi, per cui sono stati sviluppati modelli organizzativi che coinvolgono pienamente i Pronto soccorso, sia per la creazione di percorsi con richiesta di consulenza ed esami colturali precoci, sia per studi di casistica, con il coinvolgimento sia del personale dell’emergenza che di studenti e docenti di UNIMORE. Oltre al progetto dedicato ai pazienti con sepsi, esistono da diversi anni in AOU Modena programmi specifici per prevenire le infezioni correlate all’assistenza e per una gestione appropriata degli antibiotici (cosiddetta stewardship antibiotica) che hanno portato importanti risultati nella prevenzione delle infezioni e della resistenza antibiotica.
«La nostra azienda – precisa la dottoressa Sara Scanavini, referente del Servizio Igiene Ospedaliera dell’Azienda AOU di Modena – è costantemente impegnata nell’aggiornamento delle linee guida e delle procedure rivolte alla sorveglianza, alla prevenzione e al controllo delle infezioni correlate all’assistenza sulla base delle più recenti evidenze scientifiche e nella formazione continua del personale sanitario su queste tematiche di notevole rilevanza».
«L’attività di antimicroibial stewardship ormai diffusa in tutto l’ospedale promuove la messa in atto di interventi coordinati finalizzati all’uso responsabile degli antibiotici,– aggiunge la professoressa Cristina Mussini, responsabile della Struttura Complessa di Malattie Infettive –attraverso la promozione di azioni che bilancino l’esigenza individuale del singolo paziente di ricevere una terapia antibiotica appropriata con quella di salvaguardare nel tempo l’efficacia degli antibiotici stessi. Quest’attività raggiunge la massima importanza proprio in una patologia tempo dipendente come la sepsi per cui una terapia antimicrobica empirica ad ampio spettro deve essere iniziata il prima possibile. Allo stesso tempo nello scenario attuale dominato da patogeni resistenti a molti antibiotici, proprio a causa del loro utilizzo sconsiderato e incontrollato, risulta altrettanto importante utilizzare antibiotici mirati con più limitato campo di azione possibile oltre che interrompere precocemente terapie antibiotiche non necessarie. Tutto questo è possibile grazie alla collaborazione ormai consolidata del nostro team di antimicrobial stewardship con i colleghi dei diversi reparti e con la farmacia ospedaliera che insieme a noi facilita un monitoraggio costante degli antibiotici utilizzati».
Cruciale in queste attività è il ruolo del laboratorio di microbiologia. «In questi anni – espone il dottor Mario Sarti, responsabile della Struttura Complessa di Microbiologia Clinica – abbiamo assistito a uno sviluppo sostanziale nella diagnosi microbiologica precoce sia grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia sia mediante soluzioni organizzative volte a ottimizzare e velocizzare i flussi di lavoro».
A questa attività clinica si è associata negli anni un’intensa attività di ricerca scientifica sul paziente con infezioni e sepsi che ha portato l’Azienda Ospedaliera di Modena e l’Università di Modena e Reggio Emilia ad essere riconosciute come punti di eccellenza clinica e di ricerca nel contesto italiano ed europeo. Il contributo scientifico dei medici-ricercatori modenesi, oltre che nella formulazione delle linee guida di gestione e trattamento delle infezioni e della sepsi a livello nazionale ed internazionale, è particolarmente rilevante nello studio della fisiopatologia della sepsi e dei possibili trattamenti di supporto a questa Patologia.
«Grazie all’utilizzo di tecniche molto avanzate disponibili nel nostro Ateneo – spiega il professor Andrea Cossarizza – siamo stati in grado di identificare nei dettagli alcune delle più importanti alterazioni immunologiche della sepsi, che sono state descritte in diverse pubblicazioni scientifiche fatte in collaborazione con prestigiosi gruppi internazionali».
Oltre a questo, la ricerca di possibili trattamenti personalizzati per i pazienti più gravi, i pazienti con Shock settico, vede il gruppo di Modena in prima linea.
«La gestione del paziente con sepsi rimane ancora una grande sfida sia dal punto di visto clinico che da quello della ricerca – sono le parole del professor Stefano Busani, membro del board della sezione sepsi della Società Italiana di Anestesia e Terapia Intensiva – sfida che a Modena abbiamo accettato con entusiasmo ed impegno da molti anni e grazie alla proficua collaborazione multidisciplinare e multiprofessionale sia nella clinica che nella ricerca».
La dottoressa Elisabetta Bertellini, direttrice dell’Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Civile di Baggiovara ha spiegato: «Lotta alla sepsi significa anche avanguardia e innovazione scientifica tecnologica rianimatoria. Attraverso moderni strumenti applicabili nelle procedure di circolazione extracorporea è possibile rimuovere e ridurre le citochine e le tossine che si liberano negli stati settici più gravi. I recenti monitoraggi tecnologici in dotazione permettono la predizione degli stati ipotensivi grazie algoritmi di machine learning, traslando questa sfida medica ad un livello 4.0. Tutto questo è assolutamente rilevante nell’ambito dei pazienti, traumatizzati, neurolesi neurocritici e comunque in tutti i pazienti ricoverati in terapia intensiva che presentano un’elevata complessità clinica».
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