Tentato stupro a Tabina, l’assessora Camporota: “Minore in carico dal luglio 2022, spesi 80 euro al giorno”
FORMIGINE, MODENA - “Solidarietà piena alla signora che ha subito l’aggressione e che il Comune di Modena intende sostenere in maniera concreta approfondendo la possibilità di sottoporre il caso alla Fondazione Emiliano Romagnola per le vittime di reato” e l’intenzione di “alzare ulteriormente il livello di attenzione, anche se da sempre ai massimi livelli”.
Sono gli aspetti che l’assessora a Sicurezza urbana e Coesione sociale del Comune di Modena, Alessandra Camporota, ha voluto innanzitutto sottolineare, apprestandosi a rispondere all’interrogazione di Elisa Rossini (FdI) sull’aggressione avvenuta a Tabina di Formigine, senza comunque dimenticare di mettere in luce le “fragilità che caratterizzano il sistema dell’accoglienza dei Msna in generale e impattano fortemente nella gestione delle progettualità quotidiane: dall’assenza di programmazione dei flussi a livello centrale all’insufficienza di posti Sai”.
Sul caso specifico l’assessora si è quindi resa disponibile a fornire ogni elemento utile a chiarire i dubbi dell’interrogante sia perché “la trasparenza è uno dei pilastri su cui si basa la Pubblica Amministrazione sia per mettere in luce la scrupolosità del lavoro fatto dal settore servizi sociali, sempre nel rispetto dell’obbligo di riservatezza, trattandosi di un minore ed essendoci una parte offesa e un procedimento penale pendente”, ragione per cui l’Amministrazione ha proceduto a contestazione formale nei confronti di un gestore dell’accoglienza che è venuto a meno all’obbligo della riservatezza.
In particolare, l’interrogazione, trattata nella seduta del Consiglio comunale di lunedì 19 maggio, chiedeva del percorso seguito per l’affidamento del minore, per un periodo anche ad un parente e per quale ragione è stato interrotto; se accade che vengono inseriti nei percorsi d’inclusione anche soggetti con parenti che potrebbero occuparsi di loro; quali le procedure per accertare che siano in effetti minorenni; quali i costi per l’affidamento in comunità e il percorso educativo e come si è tenuto conto delle problematiche di carattere psicologico segnalate dalla struttura che lo aveva accolto prima; come vengono definiti i percorsi educativi e come avvengono i controlli sull’adesione dei minori al progetto. Nel merito, l’assessora ha spiegato che, per il collocamento e la gestione dei minori, il Servizio Sociale svolge, per legge, una scrupolosa istruttoria pre-affidamento di tutti i minori in carico, per valutare l’idoneità degli affidatari e l’adeguatezza del collocamento anche per quanto riguarda eventuali parenti. Il minore in questione è in carico ai Servizi Sociali del Comune di Modena dal luglio 2022, accolto in diverse tipologie di comunità in relazione al percorso individuale e per un periodo limitato presso un parente sul territorio: affidamento questo interrotto per valutazioni segnalate all'Autorità Giudiziaria Minorile. Ha poi manifestato elementi di fragilità che hanno portato a una presa in carico congiunta con i Servizi Sanitari: il ragazzo ha aderito ai percorsi di cura e si è registrato un miglioramento delle condizioni; ha frequentato il corso di alfabetizzazione ed era in fase di avvio un percorso di formazione lavorativa.
Più in generale, “il tema della presenza di parenti sul territorio è al centro di azioni del Comune di Modena per chiedere un intervento dello Stato, poiché se il parente rifiuta l’affidamento, non ci sono strumenti tecnico-giuridici per imporglielo”, ha affermato Camporota sottolineando la necessità di “modifiche normative a livello nazionale per altro già ribadita con note al Ministero e nei tavoli di lavoro”. Quello della presenza di parenti è un tema che l’assessora ha affrontato anche con il Console Tunisino di Bologna, un incontro a cui altri ne seguiranno vista la disponibilità del console a collaborare in tal senso. Lo status di minore straniero non accompagnato, a seguito di rintraccio sul territorio, è assegnato al termine degli accertamenti da parte degli agenti di pubblica sicurezza che trasmettono gli atti al Pronto intervento sociale per la presa in carico; entro tre giorni dall’ingresso nella comunità di prima accoglienza, l’equipe professionale Msna svolge un primo colloquio. Nei casi di dubbi in merito all'età, la Procura presso il Tribunale per i minorenni, “può” – ha rimarcato l’assessora - disporre esami per accertare l’età, su richiesta della polizia giudiziaria, dei servizi sociali e assai spesso su impulso delle Comunità di accoglienza. “Ma, oltre ai tempi lunghi e spesso alla mancata emissione del decreto di attribuzione dell’età di competenza del Tribunale, spesso l’esito degli esami auxologici ha un margine di probabilità che, nel dubbio, impone, ai sensi della normativa vigente, di considerare la persona minorenne”.
Rispetto ai costi, a fronte di un contributo che lo Stato ha stabilito in un massimo di 100 euro, il costo medio della retta pro die e pro capite dell’accoglienza corrisponde indicativamente a 80 euro. Tale è stato anche il valore sostenuto per l’accoglienza comunitaria del minore di cui si discute, per il quale il Comune ha provveduto al collocamento presso diverse comunità di accoglienza di volta in volta calibrate alle esigenze del minore rivolgendosi sia a comunità sul territorio sia fuori, alla ricerca della migliore soluzione. Il progetto educativo e di inclusione è stato costruito insieme a lui, all’equipe educativa della comunità, all’assistente sociale e al tutore volontario. Il percorso scolastico-formativo è stato delineato sulla base delle inclinazioni del ragazzo, della formazione pregressa e dell’offerta sul territorio. Tutti i Msna in generale accedono a un primo corso di alfabetizzazione propedeutico all’inserimento in corsi professionalizzanti. Il controllo sull’effettiva adesione ai percorsi educativi avviene attraverso i regolari colloqui con l’assistente sociale, le relazioni delle comunità di accoglienza, il confronto costante con responsabili delle strutture, degli istituti scolastici e di formazione professionale. Per ciò che riguarda i controlli, a tutela di tutti i ragazzi, del personale educativo e per prevenire il coinvolgimento di minori stranieri nel circuito penale, a Modena il sistema di accoglienza ha una consolidata collaborazione con Forze dell’ordine e Polizia Locale: quotidianamente viene tramesso l’orario dei rientri non autorizzati; su base settimanale viene inviato un report con i minori accolti in comunità; infine, condotte irregolari o devianti sono subito segnalate. Significative anche le attività di controllo della Polizia locale con l’unità cinofila presso le comunità su richiesta delle stesse e su mandato della Procura per i minori. Negli ultimi 5 anni il servizio Msna del Comune di Modena ha registrato 947 arrivi e rintracci sul territorio ai quali sono stati garantiti specifici progetti di accoglienza ed integrazione. Più in generale, riferendosi al sistema dell’accoglienza nel suo complesso, Camporota ha rimarcato che “è necessario provare a garantire un governo unitario dei flussi e dotarsi di un numero di posti sufficienti ed equamente distribuiti attraverso il modello Sai” e ha denunciato la “completa insufficienza dei posti Sai a livello nazionale (6.680 a fronte di un fabbisogno superiore al triplo) ma anche che “nonostante gli sforzi di contenimento, le misure adottate dall’Autorità giudiziaria non sono sempre efficaci in relazione ad una funzione rieducante della pena”.
Nota stampa di Giovanni Bertoldi, consigliere comunale e capogruppo della Lega a Modena:
“Le risposta che attendevamo dall’assessore Camporota in merito alle azioni da intraprendere di fronte al gravissimo fatto che ha visto il presunto minore straniero non accompagnato, dal 2022 preso in carico dal Comune di Modena con una spesa pubblica da 76.000 euro, e accusato di tentato omicidio e violenza, non sono arrivate. Dall’Assessore non c’è stata traccia di alcuna volontà mettere in campo quel cambio di passo che è invece assolutamente necessario adottare per cambiare il sistema di accoglienza attuale e prevenire che fatti del genere non accadano di nuovo. La fotografia di quanto è successo e di come funziona il sistema di accoglienza non basta. Oggi doveva essere l’occasione per fornire risposte al bisogno di sicurezza dei cittadini che non possono convivere con il timore di potere essere aggrediti o uccisi da soggetti con gravi problematiche e fuori da ogni forma di controllo, nonostante la vigilanza che dovrebbe essere prevista all'interno del percorso educativo strutturato, anche in considerazione degli investimenti economici in gioco.
Chi ha la responsabilità di questi controlli e di questi processi? Chi ha valutato il soggetto sotto l’aspetto psicologico o meglio psicopatologico, considerando la gravità del reato? Invece di avere chiarimenti su questi punti e su cosa non ha funzionato abbiamo appreso che provvedimenti e contestazioni il Comune li ha assunti solo nei confronti dei responsabili di una comunità che hanno parlato del soggetto alla stampa. Il diritto e la tutela alla riservatezza non possono superare il diritto alla sicurezza dei cittadini. Invitiamo l’Assessore e l’intera Giunta ad occuparsi di ciò che non ha funzionato e a porvi rimedio. Non è nascondendo la polvere sotto il tappeto o continuando a difendere il sistema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che troppo spesso non funziona, che si fa l’interessa pubblico, né è utile addebitare allo Stato responsabilità che sono eminentemente locali”.
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