La storia dimenticata degli internati militari nei lager nazisti
Lo scorso martedì 8 settembre, esattamente 76 anni dopo quel fatidico 8 settembre 1943, è stato presentato il libro "I militari italiani nei lager nazisti. Una Resistenza senz’armi 1943-1945" (Il Mulino, 2020), scritto da Mario Avagliano e Marco Palmieri, presso la libreria della Festa Nazionale dell'Unità di Modena. Il libro, che sta riscuotendo grande successo, è giunto già alla sua terza edizione in circa 8 mesi dalla prima pubblicazione.
Nel corso della presentazione, promossa dall'Anpi di Modena e dallo Spi/Cgil di Modena, Fausto Ciuffi, direttore della fondazione Villa Emma, ha esaminato con l'autore Mario Avagliano i vari aspetti di questa dolorosa vicenda.
Nel volume si racconta la storia di circa 650 mila militari italiani che dopo l'armistizio dell'8 settembre si rifiutarono di continuare la guerra al fianco dei nazisti e dei fascisti. Avagliano e Palmieri hanno raccolto storie e testimonianze ma anche brani musicali perchè tra i militari internati c'erano i genitori di artisti italiani famosi come Vasco Rossi, Al Bano, Francesco Guccini.
Sono stati tanti gli internati emiliano-romagnoli (dei quali centinaia i modenesi) protagonisti di quelle amare giornate di prigionia.
La scelta di non aderire alla Repubblica sociale di Mussolini costò agli internati la deportazione nei lager nazisti, la fame, il lavoro coatto, le violenze dei carcerieri.
Uno degli aspetti più interessanti del libro è la discriminazione ulteriore che subivano durante la prigionia gli internati meridionali che, poiché le loro famiglie si trovavano nell’Italia liberata, non potevano ricevere da casa pacchi alimentari e solo raramente corrispondenza, rendendo ancora più dolorosa la loro detenzione.
Insomma questo libro prova a recuperare i silenzi che in molte delle nostre famiglie hanno avvolto per troppo tempo le storie dei nostri padri e nonni. Silenzi dettati dalla voglia di dimenticare quei tragici avvenimenti, dal pudore e dalla consapevolezza di non essere sempre presi in considerazione in quel dopoguerra tutto proteso alla ricostruzione del nostro Paese e dove la Resistenza era descritta soltanto come lotta armata nei confronti dei nazifascisti. E invece centinaia di migliaia di italiani, rifiutando di aderire alla Repubblica Sociale di Mussolini o peggio alle SS italiane, iniziarono una Resistenza che li portò a subire angherie, fame, percosse e perfino la morte.
Infatti, si stima che almeno 50.000 Internati Militari Italiani siano deceduti nel corso di quei due durissimi anni di prigionia (1943-45). E' quindi anche per loro che è necessario conoscere quanto accadde in quei giorni. Per loro che soffrirono e per noi che abbiamo ereditato la Democrazia per la quale loro pagarono un altissimo prezzo.
Lo Spi Cgil è a conoscenza di centinaia di domande di indennizzo nei confronti della Germania da parte dei soldati italiani internati, inoltrate molti anni fa e accompagnate da reperti e documentazione d’epoca. Anche nelle nostre case è molto probabile che in qualche cassetto o solaio siano ancora celati diari o altri documenti che abbiamo il dovere di far conoscere a tutti.
Spi Cgil e Anpi, con la collaborazione dell'Istituto Storico della Resistenza di Modena, hanno intenzione di raccogliere questo materiale, inventariarlo, catalogarlo e conservarlo per le future generazioni.
Stiamo lavorando affinché i figli e sopratutto i nipoti degli Internati Militari siano protagonisti di questa ricerca storica perché la conoscenza di quanto accaduto in tantissime delle nostre famiglie non venga ulteriormente svilita e dimenticata.
Questo è l'inizio di un percorso che proponiamo ai cittadini di Modena di fare insieme.
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