Fondazione CRM, Platis e Neri (FI): “Chiarezza sull’acquisto CPL Concordia, troppi dubbi e contraddizioni”
CONCORDIA – Nota di Platis e Neri sull’acquisto da parte di Fondazione Cassa Mirandola di CPL Concordia: “Troppi dubbi e contraddizioni sull’operazione da 3milioni di euro a favore di una coop sull’orlo di una procedura concorsuale.” Riportiamo in forma integrale:
Apprendiamo dalla stampa che la Fondazione CRM, guidata da Giorgia Botturi, reputa congrua l’operazione di acquisto delle azioni della CPL. Non avevamo dubbi, infatti, leggendo il bilancio 2017, scopriamo che è la stessa Botturi ad aver validato l’operazione in quanto, all’epoca, era una dei revisori dei conti della Fondazione.
Al di là del fatto che non “fa bello” che il controllato ed il controllore possano scambiarsi di casacca, secondo la FCRM in 4 anni ha guadagnato 360mila euro e quindi era pure un buon investimento l’affare CPL. In realtà per fare l’investimento ha stipulato una polizza dal costo di circa 400mila euro. Quindi al più la FCRM ci ha rimesso “solo” 40mila euro.
Non abbiamo dubbi – ironizzano Platis e Neri – che con l’acquisto delle azioni Cpl Concordia, all’epoca sull’orlo di una procedura concorsuale, la fondazione CRM dovesse compiere una “missione”.
Le fondazioni bancarie non possono per legge assumere investimenti rischiosi. Tuttavia, poco dopo avere acquistato 3 milioni di euro in azioni CPL, gli stessi amministratori pensarono bene che valeva la pena, come accertato dalla magistratura, assicurarsi contro il rischio di fallimento della stessa Cpl pagando un premio fino a 400.000 €.
Se non è altamente probabile che si verifichi l’ipotesi peggiore, ovvero il fallimento della società in cui si è investito, perché accettare di pagare un premio assicurativo del 13% del valore dell’investimento?
Delle due l’una: l’investimento non era rischioso e allora ci sarebbe da capire perché gli amministratori hanno concordato con la proposta del Belluzzi di stipulare una polizza inutile; oppure, l’investimento era rischioso e quindi necessitava di una copertura, salvo che gli investimenti rischiosi non sono consentiti alle fondazioni bancarie.
La conclusione – sostengono Platis e Neri – è scontata, perché non vogliamo nemmeno pensare che gli amministratori fossero d’accordo nello stipulare un’assicurazione inutile e costosa. L’investimento, quindi, era sicuramente altamente rischioso ed evidentemente da qualcuno suggerito e caldeggiato.
Abbiamo visto roteare milioni e milioni della Cassa in mezza Europa senza che, per lungo tempo, nessuno battesse ciglio, quindi il territorio ha, a maggior ragione, il diritto di conoscere la verità. In un mondo normale, dovrebbe essere chiarito tutto pubblicamente dalla Fondazione.
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