Mirandola respinge la raccolta firme contro il 5g
Mirandola respinge la raccolta firme contro il 5g. Il consiglio comunale si è espresso sulle perplessità espresse da oltre 500 cittadini, che chiedevano di bloccare ogni sperimentazione della nuova tecnologica per telefonia mobile sul territorio comunale.
I cittadini che hanno sottoscritto la petizione si dicono “preoccupati per l’avvento di una tecnologia, il 5G, che prevederà l’installazione sul territorio di svariati nuovi ripetitori e di numerosissime nuove “small cells” che andranno a sommarsi alle migliaia di antenne per la telefonia mobile già esistenti e che comporterà un aumento significativo dell’esposizione della cittadinanza mirandolese all’inquinamento elettromagnetico”
In Consiglio comunale tutti i gruppi hanno votato contro la petizione, solo il consigliere di Fratelli d’Italia Marian Lugli si è astenuto perché, spiega, “al momento non ci sono dati che ci permettono si escludere o confermare che questa nuova tecnologia abbia effetti dannosi, non vi sono pareri univoci e studi che ci diano una unica risposta, noi rimaniamo in attesa di tecnici ed esperti più ferrati”.
La replica degli organizzatori della raccolta firme (leggi qui)
LA NOTA DEL COMUNE DI MIRANDOLA
“La presentazione della petizione relativa al 5G in Consiglio comunale, come da tutti riconosciuto, è stata un’utile occasione di approfondimento di una tematica complessa e delicata. Ma pure importante per lo sviluppo tecnologico, come per le sue applicazioni. Ascoltare le richieste dei cittadini, che esercitano il proprio senso civico con la nobile finalità del bene comune, oltre ad essere un dovere delle istituzioni, può rappresentare lo spunto per un confronto istruttivo e costruttivo, come in questo caso. L’intero consiglio ha seguito con interesse le valutazioni portate, riconoscendo nell’approccio tecnico-scientifico degli Enti competenti in materia, il punto di partenza più proficuo per guardare al progresso. Il voto favorevole, pressoché unanime, della delibera ne è una dimostrazione.” È questo il commento di Letizia Budri, assessora all’Edilizia e Urbanistica e vice sindaca del Comune di Mirandola, dopo che in occasione dell’ultimo Consiglio comunale dell’anno, l’attenzione è stata portata sulla tecnologia 5G e il suo impatto sul territorio comunale.
Tra i primi punti all’OdG ad essere trattati, nel Consiglio comunale di lunedì 28 dicembre, la petizione popolare, presentata il 31 ottobre scorso dal comitato Mo No 5G. Sul tavolo, la richiesta al Comune di vietare la sperimentazione della tecnologia 5G a Mirandola, di dotare il Comune di un cosiddetto “Piano delle antenne” e di promuovere attività informative e di sensibilizzazione verso la cittadinanza. Al deposito della petizione popolare, è seguita, secondo l’iter previsto dagli Istituti di partecipazione, un’istruttoria a cura del Settore Territorio e Sviluppo Economico che, acquisiti i pareri tecnici di Arpae e Ausl, ha prodotto una relazione in riscontro ai punti promossi dalla petizione, su cui è stato chiamato ad esprimersi il Consiglio comunale.
Effettuata la necessaria premessa, che attribuisce le rispettive competenze a Stato, Regioni ed Enti Locali e ricordato come l’ordinamento italiano consideri le infrastrutture di comunicazione mobile tra le “opere di pubblica utilità”, al primo punto della relazione si è precisato come il Comune di Mirandola non rientri tra quelli inseriti dal Ministero dello Sviluppo economico nel programma di sperimentazione precommerciale del 5G e di come la legge di conversione del DL Semplificazioni del settembre scorso abbia modificato il Codice delle comunicazioni, impedendo agli stessi Comuni di imporre divieti generalizzati di installazione e/o sperimentazione attraverso ordinanze contingibili e urgenti o atti regolamentari.
Circa la richiesta di dotare il Comune di un piano delle antenne si è ricordato come sia già in vigore dal 2013 un regolamento per la localizzazione, l’installazione e il monitoraggio degli impianti di telefonia mobile, che prevede misure ulteriormente cautelative rispetto alla normativa vigente. Regolamento, al tempo condiviso con gestori e comitati, che sino ad ora ha consentito una gestione razionale che non ha prestato il fianco a ricorsi. Uno strumento certamente aggiornabile e migliorabile, che però si pone quale utile punto di partenza per normare i minisiti necessari alle frequenze più alte dei 24-28 GHz.
Rispetto al terzo e ultimo punto, nella relazione è stata data piena disponibilità alla promozione di campagne informative e di approfondimento verso la cittadinanza e alla partecipazione del comune a eventuali tavoli tecnici e/o incontri istituzionali di concertazione territoriale dedicati alla tecnologia 5G.
Alla seduta consiliare – su invito dell’Amministrazione – hanno preso parte anche il Sig. Andrea Traversi, primo firmatario della petizione che, va ricordato, in totale ha visto la sottoscrizione di 482 cittadini, e il Dirigente Medico del Dipartimento di Sanitá Pubblica – Servizio di Igiene Pubblica dell’Ausl di Modena, Dott. Stefano Galavotti (la Dott.ssa Giovanna Ribini, Responsabile dell’Unità Specialistica Aria/CEM di ARPAE, firmataria del parere reso dall’Agenzia, per impegni pregressi non ha potuto prendere parte al consiglio), oltre ai funzionari tecnici del servizio comunale interessato.
Il Sig. Traversi in una prima fase ha presentato il contenuto della petizione e dopo le relazioni dei tecnici ha avuto modo di richiedere chiarimenti e informazioni ulteriori, ad esempio sul tema dei monitoraggi per cui l’Assessore Budri ha colto l’occasione per comunicare che circa il 2020 i siti oggetto di monitoraggio – come deliberato dalla giunta a fine novembre – saranno due, avendo accolto la richiesta di un privato, la cui abitazione risulta ubicata in prossimità di un’antenna.
A detta di tutti i consiglieri, poi chiamati ad esprimersi sul contenuto della relazione prodotta, molto utile e interessante il contributo del Dott. Galavotti, che ha fatto una veloce panoramica sull’evoluzione tecnologia dell’impiego delle radiofrequenze, per poi concentrarsi sul 5G e gli apparati che saranno installati in ambito pubblico o comunque soggetti ad autorizzazione comunale. Nonostante la materia sia tecnicamente articolata e complessa, il dirigente ha più volte ribadito come il principio di precauzione a livello sanitario, in Italia, sia da anni interpretato in forma molto più cautelativa che nel resto dell’Europa e del mondo. Il nostro Paese, infatti, ammette range di frequenze (dai 3 MHz ai 300 GHz) e i limiti di esposizione (20Volt/m con valore di attenzione fissato a 6Volt/m) molto più bassi.
È stato anche osservato come il 5G, che concettualmente risulta essere un’estensione dell’attuale sistema 4G, di fatto sfrutti 3 bande di frequenza, due delle quali, 700MHz e 3GHz, già in uso oggi, la prima ad esempio dalla Tv digitale. La vera novità è in effetti rappresentata dalla frequenza dei 24-28 GHz che, essendo caratterizzate da onde molto corte, necessiteranno di un sistema diffuso di apparecchi di ripetizione (small Cells) che però, a loro volta, determineranno potenze di emissioni molto più basse di quelle attuali, con riduzione dei picchi. Si tratta di frequenze che saranno sfruttare per la “comunicazione tra dispositivi” o Internet delle cose (IOT) e che interesseranno prioritariamente le aree dedicate ai siti produttivi e le vie di comunicazione. Ed è proprio sull’installazione dei così detti mini siti, che dovrà concentrarsi l’attività regolamentatoria del comune in futuro, ad integrazione degli strumenti attualmente vigenti.
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