“Assolti perchè il fatto non sussiste”. Finisce l’incubo giudiziario della Fratelli Baraldi
“Assolti perchè il fatto non sussiste”. Finisce l’incubo giudiziario della Fratelli Baraldi di Staggia, San Prospero.
L’azienda edile era finita a processo per una vicenda di sospetto smaltimento rifiuti. Secondo l’accusa tra il 2014 e il 2015 i Baraldi avrebbero organizzato un traffico illecito di rifiuti. Tutto nasceva da un grosso appalto che i sanprosperesi avevano ottenuto da Aimag per lo smaltimento di rifiuti. Diverse tonnellate cui non si riuscì a fare fronte coi mezzo aziendali, e per questo si ricorse a noleggiare nuovi camion da una seconda azienda, la Alga Trasporti.
Ma in questo giro non ci reato penale, ha stabilito oggi, a 6 anni dai fatti e dopo che l’azienda è fallita, il Tribunale. Ci fu solo una irregolarità di natura amministrativa, legata al subappalto, ad oggi prescritta, ma nessun pregiudizio ambientale. Prosciolti dunque da ogni accusa Claudio Baraldi, la ditta Baraldi come persona giuridica e l’Alga Trasporti.
Ed è di poco più di un mese fa un’altra buona ,- seppur amara visto come sono andate a finire le cose – notizia. Perché la Cassazione ha stabilito che il procedimento che portò al fallimento della Fratelli Baraldi dopo l’esclusione dalla white list (l’elenco delle aziende “pulite” che potevano avere appalti pubblici nella ricostruzione) fu illegittimo.
la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di fallimento della ditta F.lli Baraldi di Staggia, in seguito al ricorso presentato dall’azienda dopo la sentenza del Tribunale di Modena, poi confermata anche dalla Corte di Appello di Bologna. La sentenza di fallimento, ora annullata, era arrivata in seguito all’esclusione della ditta, da parte della Prefettura, dalla white list delle aziende considerate “pulite” per la ricostruzione post-sisma, a causa di un’indagine per turbativa d’asta della Procura di Genova. La ditta F.lli Baraldi, che aveva già ottenuto, in seguito alle scosse di terremoto del maggio 2012, l’incarico per la realizzazione delle “casette” per gli sfollati del Comune di Novi, per un importo di 3,5 milioni, dovette, quindi, sospendere i lavori, vedendosi rinviare anche i pagamenti. Dopo sei mesi, a giugno 2013, il reinserimento nella white list non fu sufficiente a bilanciare la crisi in cui era entrata la ditta, anche a causa delle spese sostenute per i corsi contro la Prefettura. La sentenza del Tribunale di Modena del 2017 non aveva ammesso l’azienda al concordato preventivo in continuità. Ora, però, il verdetto è stato ribaltato dalla Cassazione.
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