Attività di diagnostica ed effetti a lungo termine del Covid: la video-intervista del Professore Pietro Torricelli
MODENA- Aumento rispetto al 2020 degli esami diagnostici sui degenti, leggera flessione per quanto riguarda i pazienti esterni e una grandissima attenzione alla sicurezza di operatori e sanitari e pazienti.
È questo il quadro che il Prof. Pietro Torricelli – Direttore del dipartimento diagnostica per immagini dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena- delinea in una video-intervista, in riferimento alle attività di diagnostica durante la prima e la seconda ondata della pandemia.
“Abbiamo visto un aumento delle attività diagnostiche di pazienti ricoverati- spiega il Prof. Torricelli- soprattutto per quanto riguarda le tac. Per i pazienti esterni c’è stata un’inevitabile riduzione, imposta dagli organismi aziendali regolatori”.
Una riduzione che, secondo il Professore, è stata causata dalla chiusura delle attività ambulatoriali e di quelle chirurgiche per circa un trimestre. Diminuzione che è stata completamente recuperata entro il mese di novembre 2020.
Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine del Coronavirus sui pazienti, il Professore segnala che ” la gran parte dei pazienti guarisce senza residui, per altri la guarigione è più lenta e si evidenziano residui a distanza di alcuni mesi”. Questo, secondo il Professore, “accade nei pazienti più anziani, in quelli che hanno avuto forme più gravi o che avevano patologie pre-esistenti”.
In riferimento alla sicurezza di operatori sanitari e pazienti il Professore evidenzia una grande distinzione tra la prima e la seconda ondata:” La prima è stata improvvisa e incalzante in tema di sfide sanitarie e assistenziali. La pausa estiva ci ha permesso di definire tutto quello che poteva essere utile per una nuova ondata, durante la quale siamo stati decisamente più pronti”.
Una sollecitudine che si è concretizzata in percorsi per pazienti già codificati, scrupoloso contingentamento, sale d’attesa con distanziamento e rigorosità di sanificazione di ambienti e apparecchiature.
” Devo un grande ringraziamento a tutti gli operatori sanitari- conclude il professore- per l’abnegazione e il coraggio che hanno dimostrato”,
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