Pallavolista rimasta senza stipendio perché incinta e la società la cita anche per danni
CARPI- Nella stagione 2018/2019, la schiacciatrice Lara Lugli- oggi 41enne- militava con il Volley Pordenone in serie B1. A marzo di quell’anno, però, rimane incinta. Nei contratti della pallavolo al femminile, in questi casi, la soluzione adottata dai più è la rescissione contrattuale.
E se questo non dovesse sembrare già abbastanza grave, non è finita: dopo un mese di gravidanza la Lugli, oggi ancora in campo tra le fila del Soliera Volley 150, purtroppo, subisce un aborto spontaneo e due anni dopo viene citata per danni dal Volley Pordenone in risposta all’ingiunzione formulata dalla pallavolista che chiedeva che fosse saldata l’ultima mensilità prima della rescissione del contratto.
Il caso risale a un paio di anni fa, ma è venuto alla ribalta ora, dopo il post pubblicato dalla pallavolista sul suo profilo Facebook in occasione della Festa della donna.
Nel corso della giornata di mercoledì 10 marzo sono giunte alla pallavolista, dal mondo della politica, alcune espressioni di vicinanza. L'assessora alle Pari opportunità della Regione Emilia-Romagna, Barbara Lori, ha commentato:
"A pochi giorni dall’8 marzo un nuovo, ennesimo episodio che evidenzia la mancanza di tutela e di rispetto della donna, ancora una volta costretta a scegliere tra carriera e famiglia. Una vicenda già di per sé inaccettabile, cui si aggiunge l’aggravante del contesto sportivo, in cui i valori e l’etica dovrebbero rappresentare i principali riferimenti per la comunità. Anche a fronte di questa vicenda deve rafforzarsi il nostro impegno - come istituzioni, ma anche come società civile - per la promozione di una reale uguaglianza, di diritti paritari tra uomini e donne, che si realizzino in un vero e proprio percorso di tutela continua. A maggior ragione in ambito professionale e sportivo”.Anche Rifondazione Comunista è intervenuta sulla sulla vicenda, attraverso il seguente comunicato stampa:
"La vicenda di Lara Lugli non testimonia solo una questione personale; è, come sempre accade per le vicende che riguardano le donne, una questione altamente politica per più di un motivo. Intanto ricorda la disuguaglianza che vivono le sportive italiane, che non rientrano nella categoria del professionismo e dunque sono prive di tutele, garanzie, strumenti e mezzi. Poi mette in luce la grave discriminazione che il mondo del lavoro riserva alle donne riguardo la generatività: dal preferire candidati maschi, nelle selezioni, considerando le donne in età fertile delle bombe pronte ad esplodere e umiliarle chiedendo se abbiano intenzioni di avere figli, al demansionamento quando rientrano da una maternità, oppure all’inserimento in turni lavorativi gravosi o inconciliabili con la famiglia nella speranza che si dimettano. Lara Lugli ha risposto alla prevaricazione che la riguarda con un gesto importante, ha reso pubblica la sua storia decidendo di lottare e aprendo la strada a tante colleghe che, seguendo il suo esempio, hanno preso voce. Rifondazione Comunista non può che schierarsi a fianco di queste donne, di tutte le donne, sperando che diminuiscano i periodici lamenti sul fatto che in Italia le nascite siano sempre più in diminuzione e aumentino le azioni a sostegno delle pari opportunità".
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