Trasporto pubblico, accordo per il rinnovo del contratto nazionale: coinvolti mille lavoratori modenesi
Il rinnovo, che avrà decorrenza dal 1° gennaio 2021 e sino al 31 dicembre 2023, prevede un aumento a regime di 116 euro. Di tale cifra verranno riconosciuti, in tre tranche salariali, 90 euro a titolo di aumento economico, 14 euro medi mensili di copertura economica per i giorni di ferie a partire dal 1° luglio 2022, e ulteriori 12 euro mensili (pari a 144 euro l’anno) per istituire l’Assistenza sanitaria Integrativa (Fondo Tpl Salute) che inizierà a produrre i propri effetti dal 1° gennaio 2023 andando così a garantire per i lavoratori del settore un ulteriore istituto di tutela contrattuale sino ad oggi non ancora implementato.
E’ stato inoltre previsto il riconoscimento di una “una tantum” pari a 500 euro (divisa in due tranche di erogazione di pari importo a luglio e a novembre di quest’anno) a copertura del periodo di mancato rinnovo del contratto.
La trattativa - informano i sindacati attraverso una nota stampa - è stata lunga e complessa anche in ragione del contesto pandemico, che ha impattato profondamente sui conti delle aziende della mobilità e del trasporto pubblico anche in considerazione dei ricavi calati enormemente per il minore utilizzo dei mezzi pubblici e le ridotte capienze recentemente ripristinate, “ma questo, come i sindacati hanno sempre affermato, non poteva essere ragione sufficiente per non dare risposte economiche a un settore che non vedeva il rinnovo del contratto nazionale da oltre 4 anni”, afferma Adriano Montorsi segretario Filt Cgil Modena.
Nei prossimi giorni - comunicano i sindacati - verranno svolte le assemblee dei lavoratori e delle lavoratrici del settore al fine di sciogliere la riserva per la sottoscrizione dell’ipotesi di accordo.
Rinnovo del contratto nazionale nel settore trasporto pubblico: Seta
Ci sono anche i circa 550 dipendenti modenesi di Seta (che in tutto ne ha 1.040) tra i lavoratori interessati al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro degli autoferrotranvieri-internavigatori.«È un rinnovo atteso a lungo in un settore che ha urgente bisogno di essere riformato - dichiara Maurizio Denitto, segretario territoriale di Modena della Fit Cisl Emilia-Romagna. Durante la pandemia gli autoferrotranvieri non si sono mai fermati, nemmeno nei mesi più duri del lockdown. Per questo il loro malessere per la lunga indisponibilità delle associazioni datoriali al rinnovo stava crescendo esponenzialmente. Abbiamo dovuto fare ben cinque scioperi nazionali per conseguire questo risultato».Dal punto di vista economico il nuovo contratto stabilisce un aumento medio così suddiviso: 90 euro destinati all’aumento tabellare medio mensile, 8 euro costituiranno la nuova indennità ferie che sarà erogata a ogni giornata fruita per un totale di 25/26 giornate annue, mentre 12 euro mensili sono destinati all’assistenza sanitaria integrativa, a decorrere dal 1° gennaio 2023. È stato raggiunto l’accordo anche sull’una tantum di 500 euro per la vacanza contrattuale, considerando che a giugno 2021 era stato sottoscritto un accordo a copertura del triennio 2018-2020.
«Il trasporto pubblico locale era già in crisi prima della pandemia – ricorda Denitto - e l’emergenza sanitaria è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso dei troppi problemi irrisolti, a partire dalla eccessiva frammentazione del settore. Anche in Emilia-Romagna sarebbe meglio avere un’azienda unica regionale per gestire il trasporto pubblico locale su gomma, sul modello di Trenitalia Tper, la società formata da Trenitalia (70% di azioni) e Tper (30%) che si è aggiudicata la gara europea per gestire il trasporto ferroviario regionale per i prossimi quindici anni. Si deve favorire la nascita di un player in grado di fare economie di scala e investimenti per rinnovare le flotte, in coerenza con le previsioni del Pnrr. Altrimenti arriveranno anche qui – conclude il segretario territoriale di Modena della Fit Cisl Emilia-Romagna – società straniere che già partecipano a gare in Italia per l’assegnazione del servizio, mentre la maggior parte delle imprese italiane non è in condizioni di fare altrettanto all’estero».LEGGI ANCHE:
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