Rifondazione comunista: “La Giunta Bonaccini appalta ai privati il recupero delle liste d’attesa”
MODENA- Rifondazione comunista Emilia-Romagna ha un'idea chiara sul tanto acclamato piano operativo predisposto dalla Regione per il recupero delle liste di attesa (che si pone l’obiettivo di ritornare entro il 2023 ai valori di performance pre-pandemici): "Si tratta di un'opera di smantellamento del Servizio sanitario regionale".
"L’ultimo provvedimento della Giunta Bonaccini, che assegna fondi pubblici ingenti alle strutture private accreditate per l’erogazione nei tempi previsti di visite ed esami diagnostici monitorati, toglie ogni dubbio sulle reali intenzioni di chi amministra questa Regione: dietro la scelta di non investire sul personale, unita alla richiesta di regionalismo differenziato, c’è l'obiettivo di distruggere il nostro sistema sanitario universalistico e di trasformarlo in un sistema privato o semi-privato- scrive Rifondazione comunista- Si stanno spendendo miliardi per costruire ospedali e case della comunità che rimarranno vuote come cattedrali nel deserto. Già oggi chi ha la sfortuna di dover frequentare questi luoghi può constatare la desolazione dei corridoi vuoti e degli ambulatori chiusi. Non si trova nemmeno un addetto che possa fornire informazioni sui percorsi da fare. Ci si perde nei labirinti dei cartelli contraddittori e vetusti".
"Se non si assume personale, come si pensa di far funzionare queste strutture? Se non si rende appetibile il lavoro dei professionisti della sanità pubblica, come si intende fermare l'emorragia di laureati verso il privato?. Nel PNRR vengono stanziati 7 miliardi per le infrastrutture e solo 2 per il personale, appena sufficienti per il rinnovo del CCNL. Se non ci sono medici e infermieri per fare le visite e gli esami, il problema delle liste di attesa non si risolve. E intanto strutture e macchinari rimangono inutilizzati e vanno in malora. Ma i fondi per i privati accreditati, quelli si trovano sempre"
"Ancora una volta non si persegue l'obiettivo di organizzare i servizi pubblici mettendo in campo le risorse necessarie ad ampliare l’offerta, ma si preferisce fingere di dover tamponare l’ennesima emergenza trasferendo fondi pubblici ai privati- conclude- Il problema sta alla radice: il sistema aziendalistico di gestione della sanità pubblica ha fallito. Se i direttori generali e i dirigenti devono rispondere a logiche economicistiche e non a bisogni di salute, la sanità pubblica diventa un costo da scaricare e non più un diritto sancito dalla Costituzione".
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