“Aria fresca di novembre”: intervista alla scrittrice Susanna Carri
A cura di Roberto Giovannini
CAMPOGALLIANO - Le relazioni umane. Complicate, incomprensibili, imprevedibili, che condizionano anche le nostre decisioni. Miscelate alle scelte e ai contesti di uno scenario sociale mutato con il trascorrere degli anni. C’è tanto di questo, e molto altro ancora, in ‘Aria fresca di novembre’, racconti di Susanna Carri, volume edito da ‘Il Rio’, Mantova. Un’ex maestra elementare che ha imparato sulla propria pelle esperienze di vita drammatiche, come la prematura scomparsa del marito.
Anche, però, l’importanza di fissare i ricordi d’infanzia, l’impagabile emozione di veder crescere nipoti, la gioia di vivere. Una riflessione a tutto tondo sull’esistenza. Poca filosofia, tanta concretezza nel vivere giornaliero, fatto di gioie e dolori, di alti e bassi, di voglia di
futuro e di analisi del passato. Un rapporto franco pure con il suo mondo del lavoro, quello della scuola. Insegnante nella Primaria fino al 2020. Capace di un’autocritica persino eccessiva verso se stessa, tanto da non ritenersi più adeguata, con l’evolversi dei tempi. Anche se, forse, il problema non era la Carri, ma una scuola, quella italiana, dove si sono mescolati, se non persi, i ruoli di ognuno. Dove mamme e papà non fanno più i genitori e i ragazzi vestono panni diversi da quelli che il contesto attribuirebbe loro.
Un volumetto intriso di emozioni, idee, suggestioni, ricordi. E interrogativi sul senso della vita, sulle decisioni da cogliere. Per Susanna Carri, nonostante calamità naturali, guerre, difficoltà, deve sempre vincere la speranza di un domani migliore, che depuri le esperienze negative. Vista la sua capacità di analisi, di leggere tra le sfumature di vita tra varie generazioni e una spiccata, forse eccessiva, capacità autocritica, non sembra neppure avere le caratteristiche tipiche di noi italiani. E invece...
E’ modenese, è nata nel 1956 a Campogalliano, dove vive ancora oggi e nella sua raccolta di racconti c’è tanta Emilia, la vita quotidiana, come Romagna, la casa al mare a Cesenatico e l’influenza di Tonino Guerra da Santarcangelo.
Scrivere il primo libro, perché non voleva che una parte dei ricordi di una vita finisse nel dimenticatoio per sempre?
«In parte c’è anche questa verità. Nel 2013, inoltre, partecipai, giungendo terza, al concorso ‘Parole all’improvviso’, ma già nel 2009 era spuntata la passione per la scrittura. Sono poi stata finalista all’edizione 2020/2021 del premio Melville. Nel mio iter ho conosciuto Davide Bregola, che teneva corsi di scrittura creativa e mi ha invitato a scrivere racconti. Nel 2020 uno dei miei è stato pubblicato nell’antologia ‘Scrivere racconti’. Negli ultimi anni la mia vita è cambiata. Ho lasciato la scuola dove insegnavo, sono andata in pensione e ho partecipato a un workshop di racconti. Così è uscito questo volume, la mia prima raccolta. Sono cresciuta in una famiglia numerosa e le storie davvero non mancano".
Un romanzo nel futuro prossimo?
"Chissà, anche se l’idea un po’ mi spaventa. Sinceramente, però, c’è; una storia avvincente, e vera. Frutto di una lettera trovata in solaio. C’è di mezzo un mio cugino, ma non posso svelare tutto. Intendo sentire la versione delle parti in causa, prima di lavorare a una tale opera».
Il primo capitolo di ‘Aria fresca di novembre’ è davvero originale, coinvolgente, con tanta suspense.
«E’ un sogno che, in parte, ho fatto veramente. Provavo rabbia nei confronti di mio marito scomparso prematuramente e che mi ha lasciato qua da sola...
Nel capitolo imperniato sul cane Lilli invece, ho voluto raccontare in prima persona quello che ritengo che lei, come animale, abbia percepito durante la sua esistenza con noi».
Nella sua vita da maestra elementare ha visto ragazzi e genitori cambiare tanto durante il trascorrere degli anni.
«Già i giovani dai 6 ai 10 anni ci metti davvero poco ad affascinarli. Certo che il rapporto con i genitori è stato molto diverso con l’avvicinarmi alla pensione. Mi sono sentita vecchia, superata. Ci si è messo anche il ‘salto tecnologico’ imposto dalla pandemia, a un certo punto. La scuola, però, mi ha dato tanto».
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