Inflazione, nel modenese +10,9% sul gennaio 2022. Calano i costi di gas ed energia elettrica
Attraverso una nota stampa, Federconsumatori Modena diffonde il proprio report sull'inflazione registrata a Modena a gennaio:
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"La dinamica dei prezzi rilevata a Modena a inizio 2023 (+10,9% su base tendenziale, +0,5 rispetto a dicembre 2022) - nota Federconsumatori - si inserisce nel più ampio quadro inflazionistico nazionale. La variazione dei prezzi registrata in Italia a gennaio, pur evidenziando un rallentamento rispetto ai livelli dell’anno precedente, registra comunque un incremento tendenziale pari a +10% (valore in linea con il dato rilevato nel 1984). La variazione dell’indice NIC nazionale, a gennaio 2023, è determinata dalla contrazione dei prezzi dei beni energetici, in particolare quelli regolamentati (-12% su base annua, -25,7% rispetto a dicembre 2022). Se da un lato la flessione del prezzo del gas è stata recepita dall’Autorità energetica, con la rimodulazione delle tariffe per la fascia di maggior tutela, dall’altro occorre evidenziare gli incrementi congiunturali dei carburanti e le decisioni di policy sulle relative accise. Il gasolio per mezzi di trasporto incrementa del 4,6% rispetto a dicembre 2022 e la benzina del 5,8%. Le previsioni economiche per il 2023 elaborate dalla Banca d’Italia, che vanno oltre l’inflazione acquisita fornita da Istat (+5,1%) e sviluppate all’interno del quadro di incertezza dovuto al proseguimento del conflitto russo-ucraino, stimano una variazione annuale dei prezzi pari a +6.5%. Sulla base di tale quadro previsivo declinato a livello locale - spiega Federconsumatori - sono state sviluppate le stime delle spese aggiuntive che i modenesi sosterranno nel 2023. Più in particolare è stata sviluppata la previsione di incremento di spesa per una famiglia formata da tre componenti (+2.233.88 euro) e per un nucleo nel quale il principale percettore di reddito è ultrasessantacinquenne (1.655,33 euro), quindi in particolare famiglie di anziani mono e bicomponenti". IL COMMENTO DI MARZIO GOVONI – presidente Federconsumatori Modena: "E’ certamente una buona notizia - commenta Govoni - l’annunciata riduzione del costo del gas e dell’energia elettrica nel mercato tutelato, che dovrebbe trascinare al ribasso i costi delle bollette anche nel mercato libero. Vedremo nei prossimi mesi gli effetti concreti sui conti delle famiglie; è però ingiustificato il diffondersi di un ottimismo eccessivo, come se all’improvviso si uscisse da un tunnel buio. Non è così, e pagheremo ancora per molto tempo le previsioni errate e le sottovalutazioni di soggetti e istituzioni, nazionali ed europee. L’anno orribile dei modenesi, il 2022, si è chiuso con un dato di inflazione all’8,3%. Un numero di poco superiore a quello nazionale, ma con una inflazione tendenziale al di sopra del 12%, comunque sottostimata rispetto alla percezione dei consumatori. L’allargamento della forbice delle diseguaglianze è un dato di fatto, così come è evidente che quando finirà questa fase terribile non saremo tutti più poveri. I ripetuti aumenti dei prezzi, in ogni settore, spesso sono stati ingiustificati, eccessivi, a carattere preventivo. Quasi sempre gli incrementi sono stati motivati con la crescita di gas, energia elettrica, e carburanti. Ora, con il forte ridimensionamento di alcuni di quei costi, si deve necessariamente aprire una fase di rientro di quegli incrementi abnormi, pena confermarne la loro natura speculativa. Il dato di inflazione di gennaio a Modena è +0,5% - rileva Govoni - Il dato di inflazione tendenziale si attesta al +10,9%; hanno pesato, oltre ad energia e carburanti, i prodotti alimentari e il carrello della spesa. Sull’anno precedente stimiamo una crescita della spesa di oltre 2.200 euro per una famiglia di tre componenti, di quasi 1700 per un nucleo familiare nel quale il componente percettore del reddito principale ha più di 65 anni. Su tutto questo precipita la questione redditi. Se i salari reali nel mondo (Dati Organizzazione Internazionale del Lavoro) sono diminuiti dello 0,9% nel 2022, in Italia l’erosione salariale ha raggiunto il 6%, il doppio di quella media europea. L’Italia - conclude Govoni - è il paese del G20 con la decrescita maggiore dei salari nel periodo 2008-2022, con un -12% che pesa terribilmente sulle famiglie. Allo stesso tempo cresce il lavoro povero, e si contraggono più degli altri i redditi delle donne e dei giovani. Un paese all’apparenza senza speranza, che invecchia rapidamente, che penalizza le giovani generazioni, che sta consumando i risparmi accumulati. In questo senso, senza cambiamenti strutturali, tutti gli ottimismi sono ingiustificati".
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