Trattamento delle demenze: Ausl Modena in Regione protagonista del progetto europeo Recage
Il progetto Recage ha coinvolto 12 Centri specializzati nella cura delle persone con demenza in sette Paesi Europei (Italia, Francia, Germania, Norvegia, Grecia, Paesi Bassi, Svizzera). Sei centri che hanno partecipato al progetto - fra cui l' Ausl di Modena attraverso la Casa di Cura accreditata Nodaia - Nucleo ospedaliero demenze ad alta intensità assistenziale - disponevano di una SCU-B (Unità speciale per i disturbi del comportamento) in grado di ricoverare pazienti per breve termine in periodi di crisi legati allo scompenso psico-comportamentale, mentre altre sei realtà, che non disponevano di questa unità, hanno lavorato come ‘gruppo di controllo’ effettuando solo visite ambulatoriali. Lo scopo dello studio internazionale è stato quello di valutare l’efficacia sia a breve che a lungo termine di una nuova modalità di intervento, l’Unità di cure speciali per pazienti con disturbi psico-comportamentali (BPSD), e al tempo stesso di determinarne il rapporto costo-efficacia.
"E' importante stimolare una discussione nel contesto regionale sulle unità speciali dedicate ai Disturbi comportamentali alla luce del progetto europeo che si sta concludendo – afferma Andrea Fabbo, direttore del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze -. Su questo tema, in rapporto all'invecchiamento della popolazione e all'aumento degli anziani con Alzheimer e altre forme di demenza (quasi 70mila casi in Emilia-Romagna di cui circa 12mila solo nella provincia di Modena), vi è la necessità di valutare una riorganizzazione dei servizi nel sistema ospedale-territorio in quanto i disturbi comportamentali causano spesso ricoveri inappropriati, richiesta elevata di istituzionalizzazione ed in sintesi una pressione elevata sull'intero sistema socio-sanitario regionale. L'esigenza nasce quindi sia dall'obiettivo di decongestionare i ricoveri ospedalieri sia dall'obiettivo di garantire una risposta in urgenza nell'ambito del sistema di assistenza territoriale e socio-sanitario. Le evidenze di letteratura indicano che una risposta ottimale possa provenire soprattutto dalle cure intermedie e dal ruolo degli ospedali di comunità che potrebbero essere una valida risorsa”.
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