A Novi un cortometraggio per riscoprire la storia della patriota Rosa Testi Rangone
NOVI DI MODENA - Che cosa sappiamo degli eventi storici accaduti nel luogo dove viviamo? Per rispondere a questa domanda e stimolare una nuova consapevolezza, a Novi di Modena nasce il progetto Photo Film Theatre, che dà vita al cortometraggio intitolato "Tricolore". L'opera è stata concepita per mettere in risalto il valore della storia e della memoria locale, con l’utilizzo della fotografia, di riprese audiovisive e di documenti storici, scegliendo come cornice d'eccezione il Foyer del Teatro Sociale di Novi. Si riporta così alla luce la storia della patriota Rosa Testi Rangone, modenese che a Novi trovò pace nel periodo turbolento del Risorgimento, e finì anche in carcere per aver cucito delle coccarde con il Tricolore italiano, all'epoca vietato.
Utilizzando i tre strumenti che danno il nome al progetto, è stato realizzato un laboratorio sperimentale e creativo di cortometraggio e fotografia di backstage. Questa iniziativa ha offerto la possibilità di generare interesse nei giovani per i fatti del passato, utilizzando strumenti a loro familiari come la macchina fotografica digitale e la videocamera.
Il laboratorio si è liberamente ispirato alla figura storica della Contessa Rosa Testi Rangone per produrre il cortometraggio, che verrà proiettato in anteprima presso il Foyer del Teatro Sociale giovedì 29 maggio alle 20.30. L'evento si propone di mettere in connessione il passato e il presente per far rivivere la memoria di questa straordinaria nobildonna e patriota.
«È con grande piacere e orgoglio che l'Amministrazione sostiene iniziative come "Photo Film Theatre".» dichiara l’assessora alla Cultura Annalisa Paltrinieri «Questo progetto incarna perfettamente la nostra visione della cultura: non un semplice esercizio di conservazione, ma un dialogo vivo e costante tra le generazioni. Vedere i giovani impegnarsi a riscoprire e a narrare la storia della nostra città, utilizzando linguaggi contemporanei come il cinema e la fotografia, è la testimonianza più bella.» continua Paltrinieri «Un plauso sincero va agli ideatori del progetto Marzia Lodi e Davide Costi, e a tutti i ragazzi che hanno partecipato al laboratorio con talento e passione.»

Carlo Stragliati, Le cinque giornate di Milano
ROSA TESTI RANGONE
- La contessa Rosa era una donna di bell’aspetto e di spirito pronto. Dopo avere frequentato il collegio dalle suore a Modena, dove coltivò l’amore per la musica e le lettere ereditato dal padre Carlo Testi, iniziò a frequentare i salotti nobili della città. Molti furono i suoi pretendenti, ma ella fece una scelta sfortunata, sposando un uomo dal brutto carattere e dedito al bere. Per questo la contessa si ritirò in campagna a Novi, presso il padre per dedicarsi ai figli, alle opere di carità e alla protezione dei patrioti perseguitati dal governo austriaco.
- La contessa fu tra le prime a confezionare con le proprie mani le coccarde tricolori ed eseguì anche una bandiera che Ciro Menotti commissionò. Il duca, dopo avere fermato il patriota carpigiano, fece arrestare anche la nobildonna, nonostante questa avesse inghiottito un biglietto che sembra comprovasse il rapporto con i congiurati; fu strappata ai figli e condotta in una cella sporca e senz’aria. Ciò destò impressione viva nella gente e soprattutto in coloro che dalla contessa si erano sentiti beneficati e protetti. Sembra anche che tra la gente si cantasse questo ritornello:
Ciro Menotti l’è al cap di framasson
i l’han mné alla forca lighé com un birbon
e la contessa Rosa c’ha ga tgnù accurdon
par sua ricompensa i l’han misa in person.
- Il duca, bontà sua, non fece tagliare la testa alla contessa, ma prima le permise una sistemazione più comoda, con la possibilità di rivedere i figli, di nutrirsi e di leggere. In seguito condannò la donna a tre anni di reclusione, da scontarsi nel monastero delle Mantellate a Reggio Emilia (un forte dello Stato Estense).
Il tribunale … si è riunito per giudicare la contessa Testi in Rangone di anni 39 …, imputata di complicità nella rivolta successa in Modena nella notte del 3 febbraio 1831 per avere cucito per commissione del capo ribelle Ciro Menotti una bandiera bianca rossa e verde con scienza che la medesima servir dovesse alla rivolta e di non aver rilevato un sì atroce delitto diretto a pregiudizio di S.A.R. Francesco IV nostro veneratissimo sovrano
18 giugno 1831
- Furono fatti diversi tentativi perché la pena fosse ridotta, ma senza esito. Sembra che in occasione del matrimonio della figlia, la stessa contessa domandò al Duca di potervi assistere ed egli lo concesse, in cambio che ella si riunisse definitivamente al marito. La donna rifiutò.
- Scontata la pena, continuò a coltivare gli ideali di libertà e si racconta di un giorno in cui la contessa vide un ragazzo fuggire con il volto insanguinato. Chiestogli il motivo della fuga, rispose che era inseguito dalle guardie ducali per avere cantato “Viva l’Italia, viva la libertà”. La nobildonna pensò bene di nascondere il ragazzo sotto le ampie gonne e dare indicazioni sbagliate agli inseguitori.
- Rosa morì il 12 novembre 1859.
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- (dalla testimonianza della pronipote Elena Sidoli in “Il pensiero mazziniano”)
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