Clima teso per la protesta di venerdì dei negozianti, tra denunce e appelli alla legalità
Di che colore saremo venerdì? Ancora non si sa, perchè scade il decreto che stabilisce che fino a giovedì siamo arancioni e poi, chissà, il Governo deciderà all’ultimo momento. Un modo di condurre le politiche nazionali che fa il paio con ristori ritenuti insufficienti e tardivi e che non è sostenibile secondo tanti ristoratori e commercianti, partite iva che non hanno lo stipendio fisso e garantito e che proprio per venerdì hanno indetto una manifestazione nazionale che si chiama #ioapro1501.
Nella Bassa non ci sono adesioni ufficiali, anche se i video di protesta lanciati in vista di venerdì stanno avendo consenso e seguito. Ma a Modena e nelle altre città delle nostra regione sono diversi quelli che hanno annunciato che riapriranno la loro attività venerdì, che si possa o no, che vengano multati oppure no. Ma la protesta, fatta così, sfiora la disobbedienza civile e il reato penale. Si chiama “istigazione alla disobbedienza alle leggi dello Stato” (art. 415 c.p.) ed è stato già contestato, ad esempio al titolare di una palestra a Carpi e all’amministratore di un gruppo Facebook dove si parlava della cosa.
Per questo si susseguono gli appelli alla legalità:
Alla luce del prolungarsi delle restrizioni per la pandemia che stanno colpendo sempre più drammaticamente il comparto della ristorazione nel suo intero, al netto dei ristori erogati davvero simbolici perché calcolati su un unico mese, Fipe Confcommercio e Fiepet Confesercenti intendono interpretare il vero e proprio grido di aiuto e disperazione della categoria denunciando un ammanco di fatturato di oltre 3 miliardi per la sola Emilia Romagna e di oltre 30 miliardi su base nazionale. Ai miliardi bruciati nei bilanci delle imprese, bisogna aggiungere tutte quelle persone, dipendenti e collaboratori, che da quasi un anno sono in cassa integrazione in attesa di poter tornare a lavorare ed a una vita vera.
La situazione è a dir poco drammatica e lo è ancora di più perché non c’è un orizzonte temporale per immaginare una vera ripartenza, soprattutto duratura su cui programmare investimenti e soprattutto progetti. Gli operatori sono davvero provati, esasperati da questa situazione confusa e allo stesso tempo terribile visto che se non ci sono certezze sulla ripartenza ce ne sono molte di più per le scadenze di imposte e forniture, che non si possono rimandare o sospendere nella maggior parte dei casi.
Nel rispetto delle regole vogliamo prendere le distanze da sedicenti gruppi che evocano una ripartenza al di fuori della legge mettendo a repentaglio la sicurezza delle aziende, dei propri dipendenti e collaboratori ed anche dei clienti stessi.
La protesta è assolutamente lecita anzi doverosa e sacrosanta stante la situazione delle aziende e soprattutto delle persone, le stesse persone che vivono e dovrebbero lavorare come chi lo fa abitualmente, ma non deve andare a scapito delle stesse persone mettendole a rischio di sanzioni, amministrative, civili e penali. Sarebbe un ulteriore danno per tutti.
Si ricorda che in caso di somministrazione di alimenti e bevande stante l’esplicito divieto del dpcm le aziende rischiano sanzioni amministrative da 400,00 a 2.000,00€ (in caso di reiterazione) e fino alla chiusura e revoca della licenza, oltre a possibili denunce penali per procurata pandemia. Gli stessi clienti rischiano sanzioni da 400,00 a 1.000,00 €.
Sui Tavoli Ministeriali ai quali saremo chiamati a partecipare nei prossimi giorni, chiederemo a gran voce ristori calcolati sulle reali perdite di fatturato dell’intero 2020 e non su un singolo mese, chiediamo RISTORI non bonus una tantum, chiederemo inoltre riduzioni delle tariffe, come la TARI, che siano commisurate ai giorni di apertura e non alla superficie dell’esercizio, che è stato ed è chiuso e ha ridotto la superficie di esercizio per adeguarsi alla emergenza Covid-19.
Ma Soprattutto chiederemo di essere trattati come le altre categorie definite essenziali e per questo tutelate, anche la ristorazione è un comparto vitale della nostra economia, della nostra cultura del nostro essere cittadini italiani, dove il lavoro è un diritto, sempre, anche in all’epoca del Covid-19.
Per sostenere le nostre richieste nei prossimi giorni metteremo in pratica azioni di protesta nel pieno rispetto della legalità.
Con il DPCM in uscita si va verso una nuova stretta anti-movida, col divieto di asporto di cibi e bevande dopo le 18 dai bar per evitare aperitivi in strada ed eventuali assembramenti. E, sebbene ieri la Regione Emilia-Romagna abbia dato il via libera all’operazione Ristori da oltre 40 milioni di euro per le categorie più colpite, la situazione per bar e ristoranti è drammatica tanto che diversi ristoratori e baristi pensano di aderire al movimento di protesta che punta a tenere aperti i locali venerdì.
Confesercenti Modena, pur fortemente contraria a questo ennesimo giro di vite, non approva: “Rimaniamo critici nei confronti dell’operato del Governo in tema di restrizioni a carico dei pubblici esercizi e di insufficienza nei ristori, ma ci dissociamo da qualsiasi iniziativa in violazione della legge”. E’ categorico Mauro Rossi, presidente dell’associazione e operatore nel settore della ristorazione, che spiega: “Prima di tutto non vogliamo che i nostri associati subiscano pesanti sanzioni penali e civili ed espongano i loro clienti ad alcun rischio. La nostra associazione non promuove la trasgressione alle norme ma chiede con forza allo Stato le condizioni per riaprire in sicurezza tutte le attività perché i ristori non riusciranno comunque a far sopravvivere le nostre imprese. Continueremo a fare pressione sul Governo con forme di protesta legali e saremo sui tavoli ministeriali per discutere di nuove regole per consentire al più presto la riaperture dei Pubblici Esercizi. Stiamo agendo per ottenere ristori più adeguati e rapidi, più liquidità e per avere quanto prima agevolazioni in termini di riduzione di imposte e tasse e sui dehors. Confesercenti nazionale già questa settimana ha in agenda incontri con il Comitato Tecnico Scientifico e il Ministro Patuanelli al fine di creare le condizioni per rivedere le restrizioni previste nelle zone arancioni e rosse, eventualmente inserendo limitazioni e condizioni più rigorose, ma dando a tutti la possibilità di lavorare”.
Il sindaco di Modena interviene a sostegno dell’appello delle associazioni di categoria contro la protesta “Io apro”. Ok alle rivendicazioni per i ristori: “Le appoggio”
Sono comprensibili le ragioni alla base della contestazione di chi annuncia le aperture di ristoranti, esercizi pubblici e altre strutture in violazione dei decreti e delle norme, ma “non è con l’illegalità che si sconfigge il virus”. Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli interviene a sostegno dell’appello lanciato dalle associazioni di categoria per stoppare ogni forma di disobbedienza civile, come la manifestazione “Io apro” annunciata per venerdì 15 gennaio. Si tratta di iniziative, sottolinea il sindaco, che “possono solo contribuire ad avvelenare il clima sociale e a creare ulteriori conflitti nell’ambito della comunità”.
Per Muzzarelli, infatti, “è più che comprensibile il disagio che avvertono diverse categorie economiche e gli operatori di quei settori più colpiti dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria, ma questo non si può tradurre in una sfida alle istituzioni: comprendo la protesta, non la violazione delle norme previste per contenere la diffusione del contagio”.
È sui ristori, invece, che dovrebbe concentrarsi l’attenzione degli operatori: “Condivido e appoggio le rivendicazioni per interventi economici tempestivi ed equi a favore delle categorie più colpite – spiega il sindaco – e su questo continueremo a sollecitare il Governo, la Regione e tutti i soggetti che possono offrire concretamente aiuto e sostegno agli operatori. Ma chi istiga alla disobbedienza forse ha altri interessi, non il bene della categoria”.
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