Rischi concreti e crescenti di infiltrazioni malavitose nell’imprenditoria in Emilia- Romagna
MODENA- Il recente maxiprocesso Aemilia contro il radicamento della 'ndrangheta nei nostri territori, e successivi altri procedimenti giudiziari, hanno fortemente confermato la "mutazione delle modalità mafiose" per inserirsi ed acquisire ruoli importanti. Dalle violenze e/o avvicinamenti minacciosi, a modalità più subdole per subentrare in pezzi dell'attività imprenditoriale.
Ecco il comunicato stampa di Cgil sul tema:
Adesso, le "mafie in casa nostra" agiscono per consolidare infiltrazioni tipicamente economiche e di mercato, con tipologie di reati sempre più orientati alle evasioni fiscali e tributarie, alle false fatturazioni, al lavoro sfruttato e sottopagato, ed al conseguente necessario riciclaggio delle crescenti casse con fondi in nero. Come da tempo sottolinea e denuncia anche il sindacato. Una via che favorisce il riciclo "moderno" è sempre più quella dei "cambi e variazioni societarie". È quanto si vede anche nel mondo imprenditoriale della nostra Emilia Romagna. Appena un mese fa, un voluminoso Report del Ministero dell’Interno (copertina allegata) analizza proprio questo crescente aspetto che tende ad alimentare l'espansione delle mafie. In particolare, si accende un faro sul fenomeno delle "...variazioni societarie, anche durante la pandemia, quali indizi di contaminazioni nell'economia, di alterazione ed inquinamento del mercato e del tessuto economico e di condizionamento degli appalti e gare pubbliche" . E l'Emilia-Romagna è fra le più esposte a questa "modernità" dell'economia malavitosa e sul podio nero delle regioni del centro-nord italiano. Il report, in particolare, analizza le variazioni societarie intervenute nel periodo della pandemia - marzo 2019/febbraio 2021 - e nelle diverse forme emerse anche nei processi penali: trasferimenti di quote societarie; trasferimenti di aziende e sedi aziendali; variazioni della natura giuridica e/o del capitale sociale; turn-over frettolosi di cariche aziendali e/o di partecipazioni alla proprietà. Le Regioni dove si registra il maggiore numero assoluto di queste velenose variazioni societarie sono Lombardia, Lazio, Veneto, Campania ed Emilia-Romagna al triste 5° posto. Cioè la terza Regione a nord della capitale, con ben 208.086 modifiche societarie nell'ultimo biennio. In particolare, la nostra imprenditoria regionale, solo nell'ultimo anno, ha variato per 29.400 casi di turn-over di cariche aziendali, per 11.811 il turn-over di partecipazione societaria, per 8.413 trasferimenti aziendali, per 6.799 trasferimenti di quote. I due settori più interessati e coinvolti da queste variazioni sospette, sono l'immobiliare e il commercio. Si potrebbe obiettare che "sono numeri" ma non prove concrete di scivolamenti illegali. Al dubbio risponde il Report ministeriale con un approfondimento dati che sconcerta: nel biennio covid considerato, le imprese colpite dal provvedimento preventivo di Interdittiva Antimafia sono cresciute di quasi il 10% (+9,7%). Il numero delle società interdette che hanno anche fatto variazioni societarie è cresciuto di un +53%. Con i settori più coinvolti dell'edilizia, commercio, agroalimentare. Ciò conferma che queste procedure di variazioni imprenditoriali, costituiscono strumenti molto spesso scelti ed utilizzati dalla criminalità economica. Nella seconda parte del Report si citano, a titolo esemplificativo per le tematiche imprenditoriali affrontate, alcune "particolari operazioni giudiziarie" in corso e che vedono citata la nostra regione molte volte: Reggio Emilia per l'imprenditore coinvolto nella operazione "Edilpiovra"; Bologna per quello che svolgeva attività di intermediazione fra imprese; Modena nell'operazione "Pedigree" per estorsioni e prestanome nelle imprese; Rimini nel caso "Dirty"; poi Parma e varie ripetizioni su Modena, Rimini, Bologna, Reggio Emilia "rilevando l'esistenza, nel circuito imprenditoriale emiliano, di consolidate prassi illecite e di una massiccia strategia di reinvestimento e riciclaggio dei proventi delittuosi" . Giusto, da parte della Cgil, richiamare e sottolineare le conclusioni del report che riportano le indicazioni operative dei Corpi di polizia (GdF- CC- PS) impegnati su questi filoni investigativi: "contrasto alla evasione fiscale e contributiva, lo sfruttamento della manodopera, le inedite forme di lavoro e collocamento dei lavoratori. Questo è il duro fronte quotidiano per l'attività sindacale".
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