Emergenza siccità, a farne le spese anche gli animali selvatici
Se le conseguenze della siccità per la specie umana sono chiare a tutti e spesso dibattute sulla stampa e in televisione, non altrettanto si può dire per gli effetti che la scarsità di acqua di cui è vittima, come tante altre regioni, soprattutto nel nord Italia, anche l’Emilia-Romagna, sta avendo sulla fauna selvatica.
A richiamare giustamente attenzione su questo punto è il Centro Fauna selvatica “Il Pettirosso”, sempre in prima linea nella gestione di emergenze di questo tipo. Gli animali selvatici, infatti, bevono e si alimentano da pozze d’acqua che ora sono sempre più asciutte, situazione che favorisce tra l’altro lo svilupparsi di tossine spesso letali.
Così – riporta “Il Pettirosso” – spesso si trovano caprioli con forti dissenterie o anatidi che si trascinano sulle ali. Esempio chiaro di questo discorso, un esemplare di spatola, una rarità nelle nostre zone, avvistato da un birdwatcher, che subito ha contattato i numeri del Pettirosso per le emergenze, notando le condizioni critiche dell’animale. Dopo le necessarie cure, l’esemplare di spatola sarebbero ora pronto per essere liberato, ma – spiega ancora “Il Pettirosso” – non è stato possibile farlo perchè lo specchio d’acqua dove normalmente risiede è attualmente secco.
L’appello che lancia il centro faunistico è, dunque, quello di posizionare bacinelle o secchi d’acqua nei percorsi di passaggio degli animali selvatici, all’ombra di una pianta o un cespuglio, oppure, per gli animali più piccoli, un sottovaso, dove ad esempio gli uccellini possono rinfrescarsi o i ricci abbeverarsi.
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