Mirandola e San Felice. Aprivano conti correnti con documenti falsi per incassare i soldi delle truffe online
MIRANDOLA- Mettevano in vendita prodotti su internet, ricevendo regolare pagamento dal malcapitato di turno, senza però inviare la merce all’acquirente. Gli introiti di questa truffe truffe, reiterate e sistematiche, confluivano poi su conti correnti italiani aperti con documenti falsi.
Un metodo collaudato, quello architettato da un 42enne della Garfagnana e due rumeni di 25 e 27 anni, che ha coinvolto anche l’ufficio postale di Mirandola e la Cassa di Risparmio di San Felice dove i due giovani rumeni si sono presentati- accompagnati dal 42enne toscano che si fingeva, a seconda delle occasioni, amico o datore di lavoro- per aprire dei conti correnti.
“Volevano un conto impresa- ha precisato il direttore dell’ufficio postale di Mirandola chiamato a testimoniare al tribunale di Modena nel processo che vede i tre uomini accusati di possesso di documenti falsi, truffa in concorso e indebito utilizzo di documentazione – un’operazione non eseguibile online ma in presenza”.
I due rumeni hanno così preso accordi con un referente per rivedersi nei giorni successivi. Ma quando i loro dati sono stati inseriti nel database, un codice fiscale è risultato irregolare. E la procedura è stata bloccata. L’ufficio postale ha avvertito la Polizia di Stato di Mirandola che, all’appuntamento sucessivo, si è fatta trovare sul posto per identificare i tre uomini.
Stessa procedura anche alla Cassa di Risparmio di Ferrara a San Felice dove però l’apertura del conto è andata a buon fine. Fino a quando l’istituto di credito ha notato che ad essere accreditati su quel conto non erano gli stipendi, ma diversi bonifici- anche esteri- che, in breve tempo, hanno fatto lievitare il conto a 10mila euro.
Grazie all’intervento della Polizia è emerso l’articolato giro di truffe messo a segno dai tre: numerosi i malcapitati caduti nella loro rete. Nessuno dei quali, però, ha deciso di costituirsi parte civile al processo.
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