Caso Barozzi, Cna: “Scuola, occasione di confronto persa”
MODENA - “Non è un bel clima quello si va respirando in alcune scuole di Modena. È di appena qualche mese fa – eravamo nel giugno del 2023 – il caso della presunta censura della foto di un bacio gay al Fermi, ora la vicenda, ben più grave, della sospensione di un rappresentante di istituto del Barozzi, reo di avere criticato la propria scuola in un’intervista pubblicata da un quotidiano modenese. Tutto questo ci preoccupa, come cittadini, come genitori, come imprenditori e come rappresentanti di quegli imprenditori”.
Chi parla è Emanuela Bertini, presidente della CNA del Comune di Modena.
“L’attività associativa ci porta spesso a confrontarci con studentesse e studenti modenesi, in città come in provincia, e in quelle occasioni è un vero piacere trovarci di fronte all’interesse, alla curiosità di ragazze e ragazzi che non risparmiano certo osservazioni anche difficili sulle quali discutere. Però, replicare ad una considerazione magari spiacevole con la sola forza del potere, invece di chiedere le ragioni delle critiche, invece di verificarne il peso e la veridicità, come pare sia accaduto al Barozzi, è un comportamento che fa torto alla missione educativa della scuola, che non può essere un ruolo esclusivamente didattico e che mina le basi di una rappresentanza che è per noi fondamentale”.
Particolarmente preoccupanti - si legge nella nota stampa di Cna - sono anche i particolari messi in evidenza stamani dai media, dove si parla di documenti non inviati all’Ufficio Scolastico regionale.
“La scuola, come i luoghi di lavoro – chi parla è sempre la Bertini – deve essere una palestra di democrazia e di integrazione, di confronto tra idee e culture diverse. È l’applicazione concreta della dialettica, da sempre strumento di indagine della verità, tutto il resto è autoritarismo. Purtroppo, di questo sembra macchiarsi il Barozzi, una colpa che danneggia la reputazione dell’istituto ben più di quanto possa fare qualsiasi critica”.
Quella di CNA non è certo una invasione di campo: questa vicenda – insiste l’Associazione – apre ulteriormente un dibattito sul ruolo della scuola in ambito formativo. “Abbiamo la presunzione di ritenere che, prima del nozionismo tecnico, i nostri giovani debbano essere formati sotto il profilo culturale, sviluppando l’approccio scientifico e la libertà di pensiero, anche perché la scuola superiore spesso non ha gli strumenti per perseguire la formazione di cui necessitano le imprese. A questa debbono pensare piuttosto gli Its, le Università, gli enti di formazione”.
“Ci pare che l’atteggiamento del Consiglio di Istituto del Barozzi non si muova nel segno di quella storia che è stata determinante per l’affermazione dell’imprenditorialità diffusa e delle professionalità che contraddistinguono questo territorio. Il venir meno di questa libertà di pensiero ci fa pensare che non siamo sulla strada giusta, perché questa libertà, prima di ogni considerazione tecnica professionale, è fare formazione. Ecco perché siamo vicini a Damiano – il protagonista, suo malgrado, della vicenda – e alla sua famiglia e gli auguriamo di trovare, durante il prosieguo del suo percorso, nel mondo dell’istruzione e del lavoro, persone per cui la critica e la rappresentanza siano valori positivi”.
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