Cgil ER: “No ai gruppi antiabortisti nei consultori pubblici”
Attraverso un emendamento all’articolo 44 del ddl per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il governo ha stabilito che le Regioni possano fare uso dei fondi del PNRR destinati alla Sanità per organizzare i servizi dei consultori
che possano “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.
Così, nonostante solo una manciata di giorni fa il Parlamento europeo abbia approvato una risoluzione -non vincolante -
per inserire l’aborto tra i diritti fondamentali dell’Ue, chiedendo di vietare i finanziamenti ai “gruppi anti-genere e anti-scelta”, ora l’azione dei movimenti cosiddetti pro-vita nei consultori potrà essere direttamente finanziata con le risorse
del PNRR.“Siamo già in un contesto nazionale in cui 7 medici su 10 sono obiettori – attacca Isabella Pavolucci della segreteria regionale Cgil – Sono anni ormai che vengono avanti questi attacchi. Nel nostro Paese inoltre ci sono troppo pochi consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione (1 consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene siano raccomandati nel numero di 1 ogni 20.000) e spesso, al loro interno, è perfino difficile reperire ginecologi e personale ostetrico. Uno scenario di per sé già problematico potrebbe subire l’ennesimo scossone in seguito all’eventuale entrata in vigore dell’emendamento governativo, che comunque non costituisce il primo caso in cui si dà il via libera allo stanziamento di fondi pubblici verso le casse delle associazioni “pro vita”. Per questo la Cgil Emilia-Romagna chiede alla Regione di non dare seguito a questa decisione sbagliata”.
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