Siccità e caldo anomalo spingono al ribasso le stime di produzione del grano in Emilia-Romagna
Dove la siccità ha colpito duro, le piante di grano sono in sofferenza. Soprattutto nelle varietà medio-tardive, lo sviluppo del chicco è stato rallentato dai picchi di temperatura e dalle ondate di calore. Si prevedono dunque produzioni di grano al ribasso in Emilia-Romagna, nonostante l’aumento delle superfici coltivate, che nell’ultimo anno sono passate complessivamente da 240 a 250 mila ettari.
“Le stime attuali di Confagricoltura Emilia-Romagna per il raccolto del grano 2022 riflettono un calo delle rese medie ad ettaro attorno al 10%, più accentuato nell’areale che va dalla Romagna alle province di Bologna, Modena e in parte Ferrara, a causa delle scarse precipitazioni a partire da inizio anno”, spiega il presidente della sezione cereali Lorenzo Furini. “Si teme un basso peso specifico del grano e un minor numero di chicchi per ogni spiga – poi aggiunge – l’Emilia-Romagna ha prodotto 1,6 milioni di tonnellate di frumento tenero e duro nel 2021, quest’anno arriverà all’incirca a 1,44 milioni di tonnellate”.
Più passano i giorni, più lo scenario rischia di peggiorare: “Le irrigazioni di soccorso possono risolvere il problema, ma le aziende agricole non sono attrezzate – sottolinea Furini – servirebbero impianti capaci di garantire la nebulizzazione dell’acqua per evitarne la dispersione, oltre alla disponibilità degli agricoltori a effettuare gli interventi nelle ore serali o notturne”.
Così Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna: “Occorre una vera programmazione delle superfici investite. È una lotta contro il cambiamento climatico che si vince soltanto mettendo in campo varietà tolleranti allo stress idrico, rilanciando con forza gli investimenti nella ricerca e nel miglioramento genetico varietale, grazie all’ausilio di nuove biotecnologie di precisione: cisgenesi e genome editing”.
E si unisce al monito del presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in relazione all’esito delle discussioni svolte al Consiglio Agricoltura della UE sulle conseguenze economiche della guerra in Ucraina: “La richiesta avanzata dalla maggioranza degli Stati membri – dichiara Giansanti – è assolutamente chiara e motivata. Per scongiurare una crisi alimentare su scala globale e frenare la corsa al rialzo dei prezzi, la UE deve aumentare la produzione interna di cereali, semi oleosi e colture proteiche. Spetta ora alla Commissione avviare rapidamente le necessarie iniziative legislative per dare agli agricoltori un chiaro quadro di riferimento per le scelte colturali. Ogni ritardo sarebbe incomprensibile ed ingiustificato”.
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