Mirandola, allarme per Alessio, il “ninja” che vaga scalzo per la città
MIRANDOLA - La sua è una vicenda che ha commosso la cittadinanza intera: se ne parla sui social, con gli amici o al caffè, appunto poiché si tratta di una storia capace di commuovere e scuotere le coscienze. Di Alessio S., il ragazzo che vaga scalzo in giro per la città, si hanno poche informazioni, più per "sentito dire" che per reali e accurate consapevolezze. Noti e certi sono invece i suoi tratti "distintivi": sempre scalzo, in alcune serate travestito da "ninja" e fino a poco tempo fa accompagnato da un cane di grossa taglia, che gli sarebbe stato sottratto di recente, al fine di garantire all'animale una migliore condizione di vita. Caratteristiche che, in un piccolo centro come Mirandola, non passano certo inosservate e hanno interrogato molti a proposito dell'opportunità di aiutare Alessio.
Ci hanno provato veramente in tanti e - di queste apprezzabili iniziative di solidarietà - si legge quotidianamente sui social: "gli ho allungato un paio di scarpe", "ho tentato di portargli alcune coperte calde", "gli ho offerto un panino"... Tutti quanti tentativi di risoluzione di quello che, da più parti, è stato indicato come un caso di cui "Mirandola non può non occuparsi". Ciò che però colpisce e intristisce i più, è l'assoluta gentilezza che accompagna il costante rifiuto addotto da Alessio alle tante proposte di aiuto ricevute: sembra infatti che il ragazzo risponda costantemente con un gentile "no, grazie", causando ancora più senso d'impotenza e tristezza in chiunque gli si rivolga. Ci hanno provato anche gli agenti della polizia locale, specialmente nelle notti di freddo e nebbia, quando - diverse volte - hanno invitato il ragazzo a non camminare in mezzo alla strada senza catarifrangente. Purtroppo, senza risultati: al momento, pare che Alessio dorma in zona Famila (nonostante, in precedenza, si fosse ipotizzata una sua permanenza in una casa diroccata poco distante dalle piscine), poco distante dalla caserma dei Carabinieri.
Da parte di alcuni, s'invoca l'applicazione di un trattamento sanitario obbligatorio ma - al momento - nulla è stato fatto, anche perché si tratta di una misura-limite da applicare solo in casi di particolare gravità. E anche l'intervento del pubblico, di servizi attrezzati per gestire queste emergenze, non può avere successo se viene rifiutato. Allora resta il grande dispiacere per una giovane vita appesa a un filo, rispetto alla quale, nonostante le buone intenzioni, nulla sembra risolutivo.

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