Alluvione, Palma Costi: “Il territorio va salvaguardato facendo tesoro dei dati scientifici”
CAMPOSANTO – Nota di Palma Costi sulla situazione attuale e sulla storia delle alluvioni nella Bassa:
Le alluvioni accompagnano la mia vita. Avevo 3 anni quando il Secchia ruppe gli argini e il Bosco, dove abitavo, si allagò. Ricordo le barche. Erano tre mesi che facevo il Sindaco, novembre 1982, che il Panaro ruppe gli argini. Da allora interminabili autunni e primavere a controllare gli argini con i volontari e i cittadini rivieraschi (entrambi sempre straordinari). Poi l’alluvione del gennaio del 2014 che si sommò al dramma del sisma del 2012. Da allora tanto è stato fatto e si sta facendo ancora oggi: dalle Casse di espansione, ai lavori sugli argini, ai lavori sulle reti minori dei canali, in uno Stato dove la cura del territorio non ha mai avuto molta attenzione e le risorse dedicate sempre troppo poche e a disastri avvenuti. Quanto successo con la rottura degli argini del Panaro e il disastro nei comuni colpiti dimostra che non basta.
La nostra Regione e i Comuni hanno sempre fatto il possibile e a volte l’impossibile, con risorse sempre limitate e sempre stretti tra negazionisti del cambiamento climatico e delle sue conseguenze e istanze da libro dei sogni. E anche oggi tutti a voler trovare “il colpevole“, più che concentrarsi sul da farsi. Il problema è mondiale e ognuno deve fare la propria parte, non ci sono scorciatoie. Le risorse europee possono essere una straordinaria opportunità per affrontare in modo maturo e consapevole il dissesto dei nostri territori. Ma occorre la consapevolezza che il clima è già cambiato (le piogge di questi anni già lo dimostrano nei fatti); che il territorio va salvaguardato facendo tesoro dei dati scientifici, grazie al lavoro di tanti professionisti, ricercatori, Università e che i progetti di salvaguardia e prevenzione vanno costruiti su questi dati e su queste previsioni, accettandone anche le soluzioni; che occorre ripensare il governo della rete idrografica minore e maggiore in modo unitario, dalla montagna al Po per permettere interventi programmati e consequenziali.
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