Processo Alice Neri: arma del delitto e traccia di un ignoto sul reggiseno, sentito il generale Garofano
CONCORDIA, RAVARINO - Nel corso dell'ultima udienza del processo relativo all'omicidio di Alice Neri, 32enne ravarinese trovata carbonizzata all'interno della propria auto il 18 novembre 2022 nelle campagne di Fossa di Concordia, per il quale l'unico imputato è il tunisino Mohamed Gaaloul, in carcere dal mese successivo al femminicidio dopo essere stato arrestato in Francia, è stato sentito in qualità di consulente, su richiesta dell'avvocato Ingroia, che rappresenta il marito della vittima, il generale Luciano Garofano, comandante dei Ris di Parma.
Il generale Garofano, in particolare, ha parlato dell'arma del delitto e delle tracce di Dna ritrovate sulla spallina del reggiseno di Alice Neri rinvenuta nei pressi dell'auto carbonizzata. In merito all'arma del delitto, ha confermato che si trattasse di un coltello, come emerso anche dai pareri di altri esperti sentiti nel corso del processo, ma ha spiegato di ritenere che si trattasse di un coltello dalle dimensioni importanti e non, come ipotizzato da altri esperti (in particolare il medico legale Cristina Cattaneo), di un coltellino con una lama di 5 cm. Infatti, secondo Garofano, un coltellino così piccolo non sarebbe compatibile con le profonde ferite riscontrate nei resti del corpo di Alice Neri, in particolar modo perchè il sangue sicuramente presente dopo che la giovane ravarinese aveva provato a difendersi utilizzando le mani, avrebbe reso scivolosa l'impugnatura di un coltello di quel tipo. La dimensione coltello è importante per capire se l'omicida abbia potuto facilmente nasconderla portandola con sè dopo avere ucciso Alice Neri: l'arma del delitto non è, infatti, mai stata ritrovata.
In merito alla traccia di Dna appartenente ad un ignoto ritrovata sulla spallina del reggiseno di Alice Neri, invece, il generale Garofano ha sottolineato come si tratti di un profilo maschile, ma non appartenga a Gaaloul. Impossibile, però, datare la traccia di Dna ritrovata: dunque, avrebbe potuto essere lasciata anche nei giorni precedenti all'omicidio, oppure potrebbe trattarsi di una involontaria contaminazione da parte di qualcuna delle persone che si sono occupate di raccogliere, catalogare ed esaminare i reperti. Invece, il generale Garofano ha confermato che sia sulla sigaretta ritrovata nei pressi dell'auto carbonizzata e sia sulla tanica di olio esausto presente sul posto (che secondo l'accusa sarebbe stato utilizzato per dare fuoco all'auto) sono state trovate tracce del Dna di Gaaloul (sulla sigaretta ci sarebbero anche tracce di quello della giovane ravarinese).
Nell'udienza di ieri, inoltre, è stato sentito anche il consulente Matteo Vinci, perito informatico che lavora anche per "Le Iene", in merito alle analisi sul telefonino di Mohamed Gaaloul: è emerso che l'imputato avrebbe disinstallato e poi installato nuovamente, ma senza ripristinare le vecchie conversazioni, l'applicazione Whatsapp sul proprio cellulare nei giorni successivi all'omicidio e avrebbe letto online alcuni articoli relativi all'omicidio di Alice Neri, traducendo anche alcuni di questi in arabo attraverso un'app presente sul proprio telefono. Inoltre Gaaloul si sarebbe iscritto nei giorni successivi all'omicidio al gruppo Facebook "Arma dei Carabinieri".
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