Chiusura sale operatorie, il sindaco di Mirandola: “Il punto ad oggi è quello del non ritorno”
“A questo punto attendiamo riscontri – conferme o smentite – da parte dell’AUSL, rispetto a quanto sta serpeggiando in queste ore, in merito alla chiusura della seconda sala operatoria, unica rimasta attiva, dell’Ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola. Sarà temporanea o definitiva? Perché più che la via della struttura di “pari livello con Carpi”, come per altro si era affrettato ad enunciare ed elogiare esultando qualcuno nei giorni scorsi, quella intrapresa pare più la strada del depotenziamento senza ritorno. Con tutte le conseguenze del caso per Mirandola e per tutta l’Area Nord con i suoi 87mila abitanti”. È questa la riflessione del Sindaco di Mirandola Alberto Greco, a margine di quanto sta trapelando sull’ospedale di Mirandola.
“Avevamo già espresso le nostre forti perplessità e contrarietà riguardo al documento, presentato poco più di una decina di giorni fa in Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria (CTSS). Perplessità (oltretutto riprese anche sugli organi d’informazione locali), sorte per diversi aspetti riportati nel documento, tutt’altro che chiari oltre che contradditori. A partire, dal fatto - ed è importante ricordarlo - che “L’organizzazione ospedaliera deve tener conto delle decisioni assunte dalla Regione per costituzione AOU e della delibera giunta regionale 10 dicembre 2015 (riorganizzazione della rete ospedaliera)”. Alla luce di questo e della riduzione dell’attività chirurgica all’interno dell’ospedale mirandolese nella prima settimana di agosto con la sua successiva chiusura, problema per altro già sollevato in sede di CTSS quando si è focalizzata l’attenzione sugli interventi da fare tra luglio e settembre, sarebbe interessante capire e sapere – un intervento dell’AUSL chiarificatore è opportuno – come questi interventi saranno portati avanti. Dal momento in cui, non abbiamo dati in riferimento ad alcuna programmazione a riguardo. Nell'ultima CTSS infatti lasciavano perplessi i numeri relativi alla stima dei pazienti operabili da luglio a settembre: per Mirandola 151, Vignola 246, Carpi 583… Non si comprende pertanto come, tenendo chiuso in agosto, si possano eseguire i già risicati 151 interventi. Considerando poi che si tratta anche di capire specialità e complessità degli stessi. Perché un conto sono i progetti, un altro gli interventi da fare.”
“Niente di nuovo dunque. La questione da parte nostra era stata sollevata e rimarcata sempre in sede di CTSS, proprio perché prima di noi sono i cittadini e la comunità a meritare risposte serie e certe. A maggior ragione quando si tratta di sanità e di salute. Niente di nuovo dunque, se la direzione intrapresa, al di là delle promesse e dei proclami pare la stessa di una strada tracciata anni fa, verso la realizzazione dell’OsCo, oltre alla Casa della Salute all’interno dell’attuale ospedale.”
“Ora, capiamo le ferie di agosto ed un’attività che per forza di cose si riduce, capiamo l’emergenza Covid che non è assolutamente da sottovalutare, anzi; capiamo tutto. Ma ci sia concesso, diventano veramente poco credibili i progetti in cui gli sforzi per mantenere in vita una struttura, garantirne le attività e l’attrattività - dato che quella struttura è un punto di riferimento oggi per un bacino di utenza che sfiora le 90 mila persone – sono ridotti al minimo se non a zero. E se guardiamo ai fatti, il punto ad oggi è quello del non ritorno. In cui gli specialisti se ne vanno, il ricambio del personale è al minimo, a reparti mai più rientrati nel post-sisma se ne sono aggiunti altri sul cui rientro aleggiano mistero e incertezze. Il livello che si profila è quello del cosiddetto “minimo essenziale”, con la conseguenza del collasso strutturale. I proclami che si sono affrettati a fare - ricordate? “Nel futuro dell’area nord ci sono due ospedali, Carpi e Mirandola, di pari livello”, ebbero a dire una serie di sindaci in coro ed esponenti politici… - non erano credibili poco meno di due settimane fa, e lo sono ancor meno oggi alla luce di quanto con insistenza si fa largo nell’ambiente dell’ospedale. Per questo urgono risposte.”
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