Nella Bassa la spesa più cara del modenese. Si salvano solo – un po’ -i prodotti freschi
Nella Bassa paghiamo la spesa più cara del modenese, fino al 3% in più solo per il fatto di abitare qui. Si salvano solo i prodotti freschi, che costano meno, ma non meno – comunque – di quanto si paghino a Modena città. Lo certifica il rapporto provinciale di Federconsumatori, che ha analizzato lo stato dei prezzi degli alimentari nell’ambito territoriale di Modena e della Bassa. E’ cosa nota come il lockdown primaverile abbia rimodellato consumi e stili di vita: il confinamento forzato nelle nostre case ha determinato una revisione drastica delle nostre priorità, generando a livello nazionale un vero e proprio boom di vendite per i settori della grande distribuzione alimentare e dell’e-commerce. Utili da capogiro per i colossi dell’economia: in particolare, secondo il report di Mediobanca, le vendite alimentari sono aumentate del 10%, con punte del 30% per i prodotti confezionati. Un profitto enorme per la GDO, maturato su filiere lunghe, al termine delle quali, alle volte, si individuano fenomeni di sfruttamento e di caporalato.
Ma quale impatto ha avuto sui nostri portafogli il boom di vendite alimentari nel corso della primavera? A fare chiarezza, ci pensa il rapporto provinciale di Federconsumatori che rivela come in linea di massima, negli ultimi due anni, il costo della vita nella nostra provincia è stato dello 0,6% più alto rispetto alla media nazionale e regionale: un dato che segna un notevole alleggerimento del portafogli per le famiglie modenesi. All’interno della provincia, non sussistono variazioni eclatanti per quanto concerne il prezzo degli alimentari, sebbene l’Area Nord conquisti (con un differenziale di pochi euro) la maglia nera di macro-area più dispendiosa nell’ambito “grandi marche”.
In effetti, analizzando un paniere standardizzato di prodotti alimentari di marca, Federconsumatori ha potuto constatare come la Bassa presenti un costo indice di 103,5, laddove i comuni delle Terre d’Argine si attestano a 100,9, Modena a 100 e il valore medio provinciale sia di 101,2. L’Area Nord batte invece i vicini carpigiani nel settore “private label” (prodotti con marchio della catena di distribuzione): se nelle Terre d’Argine il paniere ideale raggiunge il costo indice di 105, nella Bassa la media si attesta a 101,6 (ma a Modena è di soli 100,5). Ottimo posizionamento dei nostri comuni per quanto riguarda i prodotti freschi (carne, pesce, verdure,…): nell’Area Nord, il paniere si attesta al costo indice di 100,6, mentre a Modena raggiunge 104 e nei Comuni del Sorbara addirittura 105,5. Fanno meglio di noi solo i cugini del distretto ceramico, dove il costo indice del paniere si ferma a 100.
Insomma, se la provincia di Modena presenta un costo della vita mediamente più alto rispetto al resto del Paese, l’Area Nord si piazza discretamente bene in rapporto alle restanti macro-aree, in particolare per quanto riguarda i prodotti freschi. Merito probabilmente di un tessuto economico fortemente permeato dal settore primario, che riesce così a connettersi in maniera positiva alla grande distribuzione organizzata locale. Si creano dunque filiere più corte, in cui il prezzo finale del prodotto risulta più vantaggioso al consumatore.
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