“Veleno” e le nuove rivelazioni sul caso pedofili della Bassa, “Voci Vere” presenta un esposto contro i giornalisti
MIRANDOLA, FINALE- "Accertare e sanzionare ogni comportamento sia ritenuto contrario alla deontologia, alla Carta di Treviso e ai provvedimenti del Garante"- così "Voci Vere", il Comitato composto dalle vittime degli abusi della Bassa Modenese e dalle loro famiglie affidatarie o adottive, ha motivato l'esposto presentato alla Federazione nazionale della stampa, all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al Comitato di controllo media e minori e al Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti.
Il Comitato intende in questo modo denunciare comportamenti lesivi della privacy da parte di giornalisti in trasmissioni televisive e sulla stampa.
Ecco il comunicato stampa integrale del Comitato:
"Dal 2019 ad oggi si è assistito in varie trasmissioni televisive a proiezioni di immagini relative a testimonianze rese dai nostri ragazzi, allora minori, in incidenti probatori nell’ambito dei vari procedimenti penali dell’epoca. Durante queste proiezioni sono state mostrate al pubblico televisivo le sofferenze e il disagio di questi bambini con lo scopo di attrarre l’interesse dei telespettatori sul fatto che i bambini sarebbero stati suggestionati all’epoca dagli operatori e avrebbero di conseguenza riferito di circostanze e fatti non corrispondenti alla verità. La trasmissione dei video è stata poi sempre accompagnata da commenti di vari personaggi, ospitati nelle trasmissioni, come ad esempio i parenti naturali delle vittime, alcuni psicologi che non avevano mai conosciuto i bambini e che ciononostante, esprimevano giudizi e diagnosi su di loro, e vari altri “esperti”. E’ evidente come in tutto ciò sia altissimo il rischio di una vittimizzazione secondaria dei ragazzi. Ma la cosa più grave che abbiamo denunciato fermamente è il fatto che per l’utilizzo di queste registrazioni non è mai stata richiesta alcuna autorizzazione alle vittime, ormai adulte, né da parte del primi divulgatori, Pablo Trincia e Alessia Rafanelli, né da coloro che successivamente le hanno utilizzate. La parziale copertura del viso o l’alterazione della voce non è stata sufficiente ad impedire il riconoscimento delle persone, tanto più che spesso sono stati ospitati parenti naturali delle vittime per commentare e molti dei ragazzi conservano ancora il cognome originario, non essendo adottati. In sostanza si è allestito negli studi televisivi uno spettacolo da baraccone dove vittime di reati gravissimi sono state messe in mostra, vittimizzandole di nuovo e in spregio al loro diritto alla privacy. Il Comitato VOCI VERE, in relazione a quanto esposto, ha chiesto ai soggetti in indirizzo di adoperarsi per accertare e sanzionare ogni comportamento sia ritenuto contrario alla deontologia, alla Carta di Treviso ed ai provvedimenti del Garante".
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