Mancanza di componentistica e cablaggi: la guerra in Ucraina incide anche sul settore auto
Non solo il tragico bilancio riguardante la perdita di vita umane e le città assediate, ma anche una serie di “danni collaterali” che colpiscono diversi settori dell’economia anche nelle nazioni dell’Unione Europea, tra cui l’Italia. Sono gli effetti della guerra in corso dal 24 febbraio scorso in Ucraina. Tra quelli maggiormente danneggiati a livello economico c’è anche il settore auto, già messo a dura prova nell’ultimo biennio dagli effetti dei lockdown dovuti alla pandemia da Coronavirus, specialmente nel 2020, e dalla mancanza di componentistica nell’anno seguente. Gli stabilimenti per il cablaggio di alcuni grandi marchi automobilistici si trovano, infatti, proprio in Ucraina e la guerra in corso ha naturalmente causato uno stop delle produzioni, che, a catena, ha portato ad un rallentamento anche nella produzione di automobili negli stabilimenti europei.
“Già dal 2021 si è cominciato ad avvertire il problema della componentistica”, spiega Nicola Vincenzi, amministratore delegato di Gualdi Motors, concessionaria Opel, Citroen e Peugeot a Mirandola. “Il problema del 2021 è stato il ritardo nei tempi di consegna delle automobili. A partire da maggio-giugno, alcune linee si sono fermate per mancanza di prodotti di componentistica. A causa di ciò, i magazzini dei concessionari, in assenza dell’arrivo di nuove vetture, si sono svuotati e, a seconda del marchio, dal momento in cui il cliente si informava per l’acquisto, servivano minimo 4-5 mesi (in molti casi di più) per la consegna della macchina. Questo ha scoraggiato i clienti ed è un problema che c’è tuttora. Alla mancanza di componentistica elettrica (centraline, sensori di parcheggio, retrocamere, touchscreen…), si stanno aggiungendo altri problemi relativi ai cablaggi. Alcune case automobilistiche hanno i loro stabilimenti per il cablaggio in Ucraina. A questo, poi, si aggiungono i problemi relativi all’aumento del costo dell’energia utilizzata nelle fabbriche. Tutto ciò ha portato ad un aumento sensibile dei prezzi delle auto”.
I problemi relativi alla mancanza di componentistica si inseriscono all’interno di un quadro già complicato per il settore auto, soprattutto a causa della pandemia:
“Il 2020 e il 2021 sono stati anni di crisi” continua Vincenzi. “Il 2020 si è caratterizzato, nel primo semestre, per un crollo enorme del fatturato, dovuto a lockdown e chiusura dell’attività. Il calo del fatturato ha riguardato entrambi i settori in cui operiamo: non solo le vendite, ma anche la manutenzione, che ha tardato a riprendersi. Dal punto di vista delle vendite, invece, già da luglio-agosto 2020 c’è stata una ripresa molto forte, per cui per quanto ci riguarda l’anno 2020 ha chiuso in perdita, ma con un recupero di oltre il 30% di vendite nel secondo semestre in confronto ai volumi del primo semestre. Abbiamo chiuso in perdita, ma con minime differenze, anche grazie al fatto che, nei mesi di lockdown, siamo riusciti a non sospendere mai del tutto le vendite, avendo un sito già attrezzato anche per la vendita online, compresa la prenotazione con carta di credito. Da inizio pandemia, inoltre, oltre ad Opel, di cui siamo concessionaria già dal 1980, ci siamo allargati inserendo i marchi Citroen e Peugeot”.
Il settore auto deve, poi, fare i conti anche con l’aumento, da un lato, dei costi dell’energia necessaria per fare funzionare gli stabilimenti di produzione, che comportano inevitabilmente una ricaduta sul costo finale delle vetture, e dall’altro, sull’aumento del costo dei carburanti, che riguarda, quasi indiscriminatamente gasolio, benzina, gpl, metano ed elettrico, che può scoraggiare i clienti:
“L’aumento del costo delle materie prime, i problemi relativi all’arrivo della componentistica e l’aumento del costo dell’energia hanno portato ad un aumento dei costi delle vetture, mediamente, in un anno, intorno al 10%”, spiega l’amministratore delegato di Gualdi Motors. “Questo aumento dei prezzi di vendita ha portato ad una maggiore richiesta dell’usato, di cui, però, adesso, c’è scarsità, perchè se non arrivano le macchine nuove, per i problemi relativi alla componentistica accennati prima, ci sono di conseguenza poche permute e anche i noleggiatori (circa il 40% dei veicoli usati delle concessionarie proviene da noleggiatori), ci forniscono meno vetture. Per quanto riguarda l’aumento del costo del carburante, è aumentato tutto di proporzione. E’ aumentata la benzina, così come il gasolio, così come il gpl, così come il costo della corrente per caricare un’auto elettrica. Per chi fa poca strada è ancora giusto valutare l’acquisto di un diesel, mentre per chi fa dai 20mila chilometri in su all’anno e ha bisogno di una certa autonomia è più indicato rivolgersi verso un’auto a gasolio, tenendo presente che si sta lavorando verso motori sempre più efficienti anche per quanto riguarda le emissioni di CO2”.
Un ruolo di primo piano, nel settore auto, lo sta svolgendo anche la transizione verso le auto ibride o elettriche, all’interno dei discorsi relativi alla lotta al cambiamento climatico e alla riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti:
“Gli ultimi due anni hanno fatto esplodere, anche in Italia, il mercato dell’elettrico e dell’ibrido”, continua Nicola Vincenzi. “Si vedono delle differenze nell’ordine del +400% delle vendite dell’elettrico da un mese all’altro. Per fare degli esempi, due anni fa immatricolavamo 300 macchine al mese a livello Italia. Oggi se ne fanno 3.500-4.000 al mese. E’ un mercato che si sta sviluppando, anche se non credo che si potrà arrivare all’elettrificazione totale: sarà impossibile, soprattutto per chi usa la macchina per lavoro. Per quanto riguarda gli incentivi in quest’ambito, il Governo ha stanziato un piano pluriennale da un miliardo all’anno per otto anni, per l’evoluzione green in diversi settori, tra cui quello automobilistico. Stiamo attendendo il decreto applicativo riguardo ai dettagli delle misure: questo sta creando un’aspettativa per cui anche la clientela sta sospendendo gli acquisti in attesa di novità. Sull’acquisto di un’auto elettrica, infatti, incide molto anche il budget a disposizione del cliente: una vettura elettrica medio-piccola dei marchi generalisti mediamente costa dai 25mila ai 30mila euro. Bisognerebbe uscire dalla concezione dell’acquisto e pensare ad un noleggio: il costo mensile sarebbe superiore rispetto ad una vettura a benzina o gasolio, ma verrebbe ripagato da un netto risparmio in termini di costo del carburante. Per quanto riguarda la questione ibrido, invece, servirebbero interventi più mirati, a livello di incentivi, verso l’ibrido plug-in”.
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