Caso Veleno, il papà adottivo: “I 4 fratellini di Massa Finalese si vedono regolarmente. E non vogliono saperne della madre naturale”
"I quattro fratellini di Massa Finalese si vedono regolarmente. E non vogliono saperne della madre naturale" . La rivelazione è di Giordano Bindi, ingegnere toscano già nell'associazione Voci Vere", che ha preso prima in affido, poi in adozione, una delle vittime del caso Veleno, la storia di satanismo pedofilo - poi smontata - che è costata l'allontanamento dalle proprie famiglie di 16 bambini e bambine tra Massa Finalese e Mirandola e la condanna di 12 persone per pedofilia domestica.
Del caso, avvenuto nel 1997 e tornato alle ribalta delle cronache con il podcast "Veleno" di Pablo Trincia, si è parlato nei giorni scorsi, durante il convegno di Rivara di “Bambini e genitori della Bassa: facciamo chiarezza” organizzato da Carlo Giovanardi e a cui ha partecipato, tra glia altri, anche monsignor Lino Pizzi. Ne abbiamo dato ampia cronaca, con reportage e video, e adesso ospitiamo il commento di Bindi, che è peraltro autore del libro "L'infanzia violata – Cronache di abusi sessuali e violenze nella bassa modenese degli anni Novanta", di cui si è parlato nel convegno.
In particolare, riguardo l'ipotesi di probabile assoluzione di don Giorgio Govoni dalle accuse di essere a capo di una banda di pedofili satanisti che poi si è rivelata senza prove, Bindi puntualizza che nella sua pubblicazione non dà un giudizio sul sacerdote, ma "I capitoli del mio libro sono stati scritti con lo stesso principio conduttore, ovvero quello di riportare esclusivamente quanto trovato negli atti processuali, senza giudizi o opinioni personali, lasciando al lettore la possibilità di farsi lui stesso la propria opinione, per cui si riporta solo quanto emerge dagli atti, opportunamente virgolettato.
Lo scopo del libro infatti è proprio quello di mettere a disposizione del lettore, finalmente, gli elementi necessari a comprendere chi erano veramente i protagonisti della vicenda (vittime, affidatari, psicologhe, assistenti sociali, periti, consulenti di parte, avvocati della difesa, inquirenti, giudici, genitori biologici, testimoni), cosa che il romanzo Veleno non ha fatto"
Prosegue l'ingegnere: "L’opinione personale “ dell’avvocato Amodeo, incaricato dalla Diocesi, circa il fatto che il sacerdote, se non moriva, sarebbe stato assolto completamente non è condivisibile. Premesso che per i riti cimiteriali si può concordare con una sua eventuale assoluzione, che in ogni caso sarebbe avvenuta, come per gli altri imputati, perché non fu trovato riscontro probatorio alle dichiarazioni dei bambini, non perché i loro racconti fossero inattendibili : i Giudici, infatti, ritennero tutte le testimonianze dei bambini attendibili.
Invece non si può essere d’accordo con dell’avvocato Amodeo, quando egli afferma che il sacerdote sarebbe stato assolto anche dal reato di abuso domestico, avvenuto nella propria abitazione e dal reato consistente nel rapimento del bambino a scuola. Infatti Amodeo fa rientrare questi episodi nel secondo filone dei racconti dei riti cimiteriali affermando che se gli abusi rituali sono stati disconosciuti dai Giudicanti, automaticamente devono essere ritenuti prive di fondamento tutte le altre dichiarazioni del bambino per il solo fatto di essere state rese contestualmente a quelle degli abusi rituali.
Si precisa che infatti le imputazioni contestate al sacerdote erano per fatti diversi ed erano autonome loro, come si legge nella sentenza di primo grado del secondo processo. In sostanza si tratta di episodi diversi e non è detto che se fosse stato assolto per uno di questi sarebbe stato assolto automaticamente anche per gli altri.
Ma, aggiunge Bindi "non ho mai espresso l’opinione che il sacerdote fosse colpevole, perché come ho detto lo spirito del libro è quello di raccontare i fatti, non indicare colpevoli o innocenti. Come riportato nella sentenza N. 87/2000 del Tribunale di Modena, “Il decesso dell’imputato comporta declaratoria di non doversi procedere per estinzione dei reati”. Pertanto il sacerdote non fu ne assolto ne condannato".
Infine una specifica sulla testimonianza della mamma di Massa Finalese, Lorena Morselli, cui furono tolti 4f figli, e che dopo anni è adesso stata definitivamente assolta. A Rivara raccontava che nel caso Veleno i fratelli vennero divisi l'uno dall'altro senza un reale motivo, ma Bindi spiega ora che in particolare i suoi figli "si sono sempre incontrati e continuano a farlo regolarmente". Ma nonostante l'assoluzione della madre e la morte di infarto del padre Delfino, che non ha mai avuto giustizia, i ragazzi Covezzi "non hanno mai avuto intenzione di rivedere la loro madre naturale".
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