Sia troppo che troppo poco verde può nuocere al cervello, Scientific American rilancia lo studio Unimore
La rivista statunitense Scientific American ha dedicato un editoriale alla questione degli effetti cognitivi della residenza in prossimità degli spazi verdi, tema al centro di un filone di ricerca sviluppato da tempo all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. L’editoriale, a firma di Teresa Schubert, Senior Editor di Nature Reviews Psychology, è stato pubblicato con il titolo “Time Spent in Nature Can Be Good - And Sometimes Bad - For Your Brain” e prende in esame l’impatto della vicinanza al verde urbano sulla salute cerebrale, partendo da una sintesi della letteratura scientifica sul tema effettuata da un gruppo di epidemiologi Unimore. Lo studio, pubblicato sulla rivista Current Environmental Health Reports, è stato coordinato dal professor Marco Vinceti, Ordinario di Igiene generale e applicata e Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze, e firmato come primo autore dal dottor Federico Zagnoli, specializzando in Igiene della stessa Università.
La ricerca evidenzia come tanto la scarsità quanto l’eccesso di spazi verdi attorno alla propria residenza siano associati a un incremento del rischio di decadimento cognitivo e, in alcuni casi, di demenza. La disponibilità molto limitata o assente di aree verdi si associa a maggiori livelli di stress, a una più elevata esposizione all’inquinamento atmosferico e a una ridotta attività fisica. Allo stesso tempo, la residenza in contesti caratterizzati da un’eccessiva quantità di verde e da una bassa densità abitativa, quindi in aree molto solitarie e poco popolate, comporta un altro tipo di rischio: la diminuzione delle relazioni sociali e delle interazioni umane, fattori anch’essi riconosciuti come determinanti per la salute mentale. Si tratta, come illustrato dal professor Vinceti nell’intervista contenuta nell’editoriale, di un paradosso solo apparente. L’effetto benefico della natura non dipende dalla sua quantità assoluta, ma da un equilibrio tra stimolazione ambientale e interazioni sociali. Le indicazioni che emergono dalla letteratura più recente suggeriscono scelte abitative e urbanistiche in grado di favorire l’accesso quotidiano a spazi verdi nelle immediate vicinanze della propria abitazione e, quando possibile, anche dei luoghi di lavoro, evitando condizioni estreme di isolamento ambientale e sociale.
Lo studio fa parte di un più ampio progetto di ricerca portato avanti da Unimore, con un approccio interdisciplinare che coinvolge epidemiologi, neurologi, fisiologi, fisici e ingegneri. L’attività si avvale anche della collaborazione con le aziende sanitarie locali di Modena e di Reggio Emilia, con il Politecnico di Milano e con le Università di Catania, Pavia e Roma “La Sapienza”. Tra le iniziative che hanno contribuito allo sviluppo di questa linea di ricerca ci sono il progetto “Dipartimenti di Eccellenza” del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze, già coordinato dai professori Carlo Adolfo Porro e Michele Zoli; un finanziamento ERC coordinato dalla professoressa Giovanna Zamboni, in collaborazione con la dottoressa Manuela Tondelli; due progetti PRIN-PNRR coordinati rispettivamente dalla professoressa Jessica Mandrioli e dal professor Tommaso Filippini.
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