Addio ai nidi comunali nella Bassa, Unione Area Nord ha deciso: si privatizza
Di Marcello Benassi
MEDOLLA – “Il Consiglio approva con sedici voti a favore“. Termina così la notte di martedì 31 maggio, quando, presso la sala consigliare dell’Unione Comuni Area Nord, la speaker annuncia il via libera all’esternalizzazione dei servizi di nido nell’Area Nord. Dall’esterno, dove fin dalla prima serata diverse decine di mamme, maestre e operatrici si erano riunite, sono immediatamente partiti i fischi all’indirizzo dei consiglieri, in un epilogo piuttosto teso, scaturito da una tensione accumulata in diversi giorni di confronto. “Non ci fermeremo“, gridano alcune, mentre le lacrime solcano il viso di altre, in un’atmosfera di amarezza e delusione palpabile.
Nonostante l’ora tarda, i capannelli non si sciolgono e la discussione continua animata fra le manifestanti. “Siamo solo all’inizio di questa battaglia“, commentano le maestre, molte delle quali risultano giovani o giovanissime. Altre, invece, rivendicano gli anni di precariato (“13+1”, recita un cartello), avanzando la necessità di una stabilizzazione dopo lunghi sacrifici.
“Nel corso della riunione del Consiglio, sono state pronunciate dichiarazioni fuorvianti, o quantomeno non corrette“, commenta Veronica Marchesini, responsabile della vertenza per Fp Cgil. “Le norme vengono ignorate. Con il PNRR, i fondi ci sarebbero per mantenere il servizio pubblico, quindi l’esternalizzazione risulta una scelta tutta politica“.
IL RACCONTO DELLA SERATA
Sono le 20, quando diverse decine di maestre d’asilo nido e mamme si presentano di fronte al municipio di Medolla per protestare e assistere al consiglio di Ucman: oggetto della riunione, l’affidamento a privati di almeno due nidi nell’Area Nord, a partire dal prossimo anno scolastico.
Una decisione irricevibile per il personale delle strutture pubbliche, che denuncia la progressiva contrazione d’organico. “Ci sono cinquanta posti a rischio“, commenta Mariangela Gemma, RSU presso un nido della zona, “mentre da due anni aspettiamo il salario accessorio. Con la pandemia, abbiamo svolto centinaia di ore di straordinario, che non ci sono mai state retribuite. Abbiamo più volte chiesto a Ucman un impegno per la stabilizzazione, ma al di là di vaghe promesse, non si è mai concretizzato nulla. Io ho un contratto a tempo indeterminato, ma manifesto insieme a tante giovani colleghe che, circa il loro futuro, non hanno garanzie“.
Appunto le precarie indossano magliette bianche, mentre le maestre di ruolo t-shirt nere. “Vorremmo più certezze“, confermano due educatrici vestite di bianco, “ci siamo formate tanto e meriteremmo maggiori garanzie“. “Come sindacato, ci aspettiamo che Ucman apra un confronto sulla gestione diretta dei nidi“, fa eco Veronica Marchesini, “il cui esito potrebbe essere il conferimento per intero in Asp, come auspichiamo“.
Di fronte al municipio, è presente anche l’esponente di Forza Italia Antonio Platis, fra i promotori di una petizione volta a bloccare l’ipotesi di esternalizzazione. “Abbiamo depositato 423 firme“, spiega l’azzurro, “e, stando ai regolamenti vigenti a Mirandola, il consiglio comunale sarà obbligato a discutere della questione. Vedremo se vi sarà la volontà politica“. Chiara la stoccata agli (ex?) alleati di centrodestra, rispetto ai quali Platis chiosa sibillino: “sono vicino ai leghisti che amministrano bene, come a San Felice“.
Nel frattempo, arrivano il presidente del consiglio dell’Unione Mattia Veronesi (“La scelta è fra un pugno e uno schiaffo“, afferma, piuttosto combattuto, riferendosi alla delibera in discussione) e il numero uno di Unione Comuni Area Nord, il sindaco di Medolla Alberto Calciolari, scortato da un gruppo di poliziotti e accolto con una marea di fischi.
In aula il dibattito inizia con l’intervento, contestatissimo, di Monja Zaniboni, assessora con delega 0-6 anni. “Finora abbiamo agito contando su una deroga, dettata dallo stato d’emergenza post-sisma”, spiega la sindaca di Camposanto, “ma questa verrà meno nel 2023. Il passaggio in Asp di tutti i nidi? Infattibile, lo ha stabilito una sentenza della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna. Occorre quindi ripensare la gestione del servizio, che non può più afferire completamente ed esclusivamente al pubblico“.
Un refrain, quello dell’integrazione fra pubblico e privato, ripreso da tutti gli esponenti di centrosinistra. “In un sistema ideale, tutto dovrebbe essere pubblico“, commenta Margherita Novi, consigliera sanfeliciana, “ma bisogna fare i conti con la realtà, nel rispetto delle normative. Si è conferito in Asp, ciò che poteva essere conferito, evitiamo confronti ideologici”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, Giorgio Siena, rappresentante di “Più Mirandola”, che dichiara: “in ogni ordine di scuola, si sta promuovendo un sistema integrato e ciò funziona. Il pubblico ha bisogno di avvalersi del privato“.
Molto netto, invece, il sindaco di San Prospero Sauro Borghi: “come primo cittadino, devo continuare ad assicurare il fondamentale servizio di nido, quindi mi aspetto che la vostra scelta non influenzi negativamente il destino delle famiglie di San Prospero. Qui non si parla di politica, ma di futuro dei nostri bambini, mi aspetto responsabilità“.
L’appello non viene ricevuto dal centrodestra, in particolare da Forza Italia, che sceglie di fare ostruzionismo. “Ho quarantuno emendamenti da presentare“, tuona Mauro Neri alle 23.30, “il nostro indirizzo è saldamente per il no“. Egualmente contrario all’esternalizzazione, Stefano Venturini, consigliere cavezzese di opposizione. “Il mantenimento nell’ambito pubblico garantisce migliore qualità del servizio e maggiori tutele per i lavoratori“.
Dopo una breve consultazione, Veronesi annuncia l’impossibilità di votare le rettifiche, concedendo la parola al mirandolese Guglielmo Golinelli. “Stasera sento la Cgil protestare“, attacca il deputato leghista, “in realtà, voleva pagare meno i dipendenti mirandolesi, per aumentare i compensi in Ucman. Mirandola voleva trasferire il servizio già da molto tempo, ma non è stato consentito“.
A mezzanotte, la mozione viene messa ai voti: finisce con16 favorevoli (in una inedita alleanza tra la lista di centrodestra Noisanfeliciani, Partito Democratico e Più Mirandola), mentre si astengono il finalese Veronesi e il gruppo cavezzese di Ivo Paradisi (misto). Contrario il centrodestra con Dorothy Borellini e Guglielmo Golinelli (i leghisti mirandolesi) e Marian Lugli e Stefano Venturini.
Finisce così: ignorate le proteste di maestre, famiglie, sindacati: il provvedimento è stato votato tra i fischi e le lacrime di chi era andato a manifestare e che ora non ha idea di che futuro lo attenda.
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